ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Sigur Rós sulla breccia: "Scegliamo solo la musica da brividi"

Il gruppo islandese nell’atteso concerto agli Arcimboldi

Il gruppo islandese nell’atteso concerto agli Arcimboldi

Il gruppo islandese nell’atteso concerto agli Arcimboldi

Sono il prodotto artistico islandese d’esportazione più famoso dopo Bjork, ma i Sigur Rós in trent’anni (abbondanti) di storia hanno mostrato di saper spingere il loro post-rock ben oltre i mondi algidi e incantati dell’immaginario nordico che si portano sulle spalle. In concerto agli Arcimboldi martedì e mercoledì prossimi, Jón Þór “Jónsi” Birgisson, voce e chitarra, Georg Hólm, basso, e Kjartan Sveinsson, tastiere, evolvono i concetti dell’ultimo album “Átta” e dello show presentato a Mantova due estati fa in chiave sinfonica, fondendo la natura eterea di un repertorio venuto dal freddo col fuoco di una formazione sinfonica di 41 elementi, la London Contemporary Orchestra.

Un grande incontro assicura chi ha già avuto modo di fare l’esperienza mettendosi in tasca un biglietto del tour partito dal Cathedral Theatre at the Masonic Temple di Detroit un anno fa e passato dagli Stati Uniti al Nord Europa e poi ancora Australia, Giappone, Singapore, Taiwan e nuovamente Europa complici anche i festeggiamenti dei vent’anni di “Takk…”, uno dei loro album più riusciti e amati. Oltre che da “Takk…” il repertorio dello spettacolo attinge a piene mani da altri album a cavallo del Millennio come “Ágætis byrjun” e “()” reinventati in maniera sorprendente se non addirittura destabilizzante.

La messa a fuoco attraverso una nuova lente di quello che rimane il periodo più felice dei Sigur Rós, rovinati nell’ultimo decennio in un tourbillon che li ha visti finire tra il 2018 e il 2020 nel mirino del governo islandese per una evasione fiscale da cui si sono liberati solo con l’assoluzione arrivata solo dopo aver soddisfatto fino all’ultima corona le onerosissime pretese dall’erario. Sempre nel 2018, il batterista Orri Páll Dýrason s’è visto costretto ad abbandonare la band per difendersi da alcune accuse di violenza sessuale, riducendola così temporaneamente ad un duo visto che Sveinsson (oggi rientrato) se n’era già andato nel 2013 per le pressioni di un mondo dell’industria che faticava sempre più a capire.

E siccome piove sempre sul bagnato, in mezzo a tutto questo è arrivata pure la separazione di Birgisson da Alex Somers, compagno e collaboratore artistico per sedici anni. Ma alla fine la musica sembra aver riportato armonia nelle vite di tutti. "Ancora oggi se un progetto non ci dà pelle d’oca significa che dobbiamo lavorarci sopra ancora un po’" ammette Sveinsson. "Stando sempre ben attenti però a non esagerare, perché le emozioni non vanno forzate. Non sono foie gras". An.Spi.