ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

I Fast Animals and Slow Kids: “Dai live a Sanremo? Ci pensiamo”

Il leader del gruppo: “Per una band con 15 anni di storia come la nostra ci vuole il pezzo giusto”. Stasera in concerto a Bergamo

La formazione dei Fast Animals and Slow Kids un gruppo musicale alternative rock italiano che si è formato a Perugia nel 2008

La formazione dei Fast Animals and Slow Kids un gruppo musicale alternative rock italiano che si è formato a Perugia nel 2008

Bergamo, 5 settembre 2025 –  È stata un’estate sulla strada che dal MiAmi di Segrate li ha portati in giro per l’Italia con ultima tappa l’Nxt di Bergamo, quella che vede stasera i Fast Animals and Slow Kids archiviare in Piazzale degli Alpini un tour estivo approdato pure al Castello di Brescia. “Oddio, avremmo in agenda un altro paio d’impegni, ma sono di altra natura” precisa il batterista Alessio Mingoli, anima della formazione perugina assieme al chitarrista Alessandro Guercini, al bassista Jacopo Gigliotti e al frontman Aimone Romizi. “Il 18 settembre saremo sul palco di ‘S.O.S. Palestina!’, il concertone ProPal organizzato a Firenze da Piero Pelù, e due giorni dopo, in Val d’Aosta, per un concerto pomeridiano acustico in quota a Bionaz”.

La formazione dei Fast Animals and Slow Kids
La formazione dei Fast Animals and Slow Kids

L’esperienza di “Hotel Esistenza” arriva al capolinea.

“Nei dischi raccontiamo sempre quel che viviamo per provare ad essere il più vicini possibile a quel che cantiamo. Ecco perché ce le lasciamo vibrare dentro con la speranza che la cosa si avverta pure all’esterno. Per ‘Hotel Esistenza’ ne avevamo composte addirittura 42, poi, con dolorosa opera di sottrazione, siamo arrivati alle 11 definitive, scelte con l’idea di offrire uno spaccato delle esperienze attraversate nell’ultimo triennio”.

Veniamo alla domanda fatidica in questo periodo dell’anno.

“Mandare un pezzo a Sanremo? Ci stiamo riflettendo, anche perché, dopo un anno così, coi live intendiamo fermarci per un po’ di tempo. L’idea sarebbe quella di dare spazio a progetti paralleli rimasti finora in un angolo come quello di scrivere la colonna sonora di un film o di una serie, anche se di concreto non c’è ancora nulla. Per una band con 15 anni di storia come la nostra, infatti, ci vuole il pezzo giusto”.

Capace di far capire al pubblico che il rock è vivo e vegeto.

“Dopo il trionfo all’Ariston dei Maneskin ci chiedemmo se quel successo fosse l’inizio di qualcosa o un caso isolato. Il tempo ha avvalorato la seconda ipotesi. Quattro individualità forti con dei pezzi forti, che su quel palco non hanno portato tanto il concetto di rockband quanto di straripante personalità pop. La nostra impostazione è completamente diversa dalla loro, anche se mossa dalla comune convinzione che una musica forte trova comunque la sua strada”.

Il cassetto è pieno?

“Abbastanza. Scaramanticamente siamo abituati a iniziare la composizione di un nuovo album nel momento esatto in cui pubblichiamo il predecessore; produciamo tante idee, tanti spunti, tanta musica, che in parte non vedrà mai la luce. Ma va bene così. Quindi, di materiale da parte ne abbiamo sempre”.

Un protagonista dell’immaginario visivo con cui si sposerebbe bene la vostra musica?

“Forse Zerocalcare, immerso con le sue storie di mondi abbastanza centrati su quelle che sono pure le nostre visioni”.

L’ultima collaborazione l’avete fatta coi Finley di “Bud Spencer”, con chi altro vi piacerebbe confrontarvi lungo il cammino?

“Lucio Corsi. Lo seguivo da molto prima di Sanremo rapito dall’onirismo che mette in quel che scrive. Anche senza uno spirito di band, pure lui porta avanti un rock’n’roll non tanto esplorato qui da noi”.