
Antonio Rezza in scena davanti al muro ideato da Flavia Mastrella dal quale “sbucano“ Ivan Bellavista Manolo Muoio Miriam Fricano Enzo Di Norscia
Uno spettacolo (mai) scritto da Antonio Rezza. In un habitat di Flavia Mastrella. Così in locandina. Dettagli, certo. Ma che molto raccontano di questa anomalia di sistema che va avanti dal 1987. Ogni performance a scardinare tutto lo scardinabile: dalla scena al linguaggio, dalle retoriche ai moralismi. Perché il gesto è sempre politico per i Leone d’Oro 2018. Eppure si ride. Si ride che fa male la mascella. Come succede con “Anelante“, lunedì alle 21 al Piccolo Teatro Strehler per La Milanesiana, rassegna ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi. Un cult. Debutatto 10 anni fa. Mosaico di episodi, accenni, divagazioni contro il potere e il mondo tutto. Con Rezza affiancato da Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Miriam Fricano, Enzo Di Norscia.
Com’è guardarsi indietro?
Mastrella: "È abbastanza incredibile pensare che sono già passati 10 anni. Ma guardarsi indietro per noi è piuttosto abituale, abbiamo anche organizzato una mostra a Spoleto sul nostro passato. Certo è un passato che sta diventando piuttosto ingombrante...".
Rezza: "Il crollo è dietro l’angolo, imminente. E temo che crescendo ci apriremo alla malinconia".
Il processo creativo?
Mastrella: "È il secondo habitat ispirato all’estetica digitale dopo “Fratto_X“. Ho creato uno spazio dove tutto è mischiato, dal cielo alla terra. E il palco stesso è coinvolto nella visione, nella questione estetica. Si compone così un muro a righe che divide le persone".
Rezza: "Siamo partiti da lì, dal muro di Flavia. E ricordo che da solo in sala giocavo con le infinite forme che poteva assumere. Nello spettacolo è come se lo sfruttassimo al 20%, possiede un potenziale enorme".
Era il periodo della barriera fra Stati Uniti e Messico.
Mastrella: "Esattamente. Che nel frattempo avranno alzato di 50 metri. Rimane il simbolo di un Potere che si sostituisce a dio. Siamo stati profetici".
È stata la prima performance in cui avete lavorato con più persone.
Mastrella: "Sì, alcuni professionisti e un paio di non-attori, come spesso ci succede anche nei progetti cinematografici. L’attore ha un attaggiamento recitante, il non-attore condivide invece la sua esperienza individuale. Aspetto che ci permette di raggiungere una certa spontaneità".
Rezza: "Volevamo diversificare, con "Hybris" siamo poi arrivati a otto performer. Ma non c’è una regola. Ora avevo di nuovo voglia di starmene un po’ da solo. E infatti abbiamo appena debuttato a Napoli con "Metadietro" dove in scena siamo io e Daniele Cavaioli. Lo porteremo anche al Piccolo".
Come mai questa scelta dopo tante stagioni all’Elfo Puccini?
Rezza: "Abbiamo pensato che potesse essere una buona occasione per aumentare il nostro respiro internazionale, anche se proprio adesso stiamo per andare a Hong Kong e ci siamo accorti in questi anni che a volte è più facile fare tournée in Oriente che in Puglia. Comunque vorremmo collaborare con entrami i teatri, siamo in ottimi rapporti con l’Elfo e non è stata una questione economica".
Siete cambiati in questi anni?
Mastrella: "Io sono sempre più incavolata, è come se stessi tornando ai miei 16 anni, a quei momenti di cattiveria illogica. Ma più si è cattivi meglio è, fa bene alla crescita, anche se è un’esperienza durissima per i genitori".
Rezza: "Il problema è che per incazzarsi ci vuole il fisico, se il corpo non sostiene l’incazzatura sei subito declassato a filosofo, a pensatore. È il destino degli anziani. E questo lo vorrei evitare. Perché se no verranno a vedermi solo perché riesco a fare i salti nonostante l’età".
Effettivamente sta diventando malinconico.
Rezza: "Ma perché mi viene in mente una cosa che ho visto tempo fa a Ostia. Dove c’era quest’uomo di 94 anni che correva e all’improvviso aveva tutte le persone intorno a guardarlo solo per il fatto che corresse. Io sarò in forma. E quindi te lo dico: verranno tutti a vedere il vecchio che salta".