
I membri superstiti degli Who, Roger Daltrey (voce) e Pete Townshend (chitarra)
L’altra sera a Piazzola sul Brenta si sono dileguati senza neppure concedere il bis, ma per novanta minuti abbondanti gli Who hanno dato tutto quel che si chiede ad un concerto di commiato. L’ultimo giro di valzer, per usare un’immagine cara a The Band, che offrono stasera al popolo del Parco della Musica di Milano nella seconda ed ultima “anteprima” del tour americano al via il 16 agosto dalla Florida. Il titolo The Song Is Over pesca fra i ricordi di un’intera generazione visto che riprende quello di una tra le più belle ballate scritte da Pete Townshend, concepita nel ’71 come capitolo conclusivo di “Lifehouse”, rock opera d’impronta fantascientifica che nei progetti della band avrebbe dovuto costituire il seguito di “Tommy” poi abbandonata ricollocando buona parte del repertorio tra i solchi del sempiterno “Who’s next”. “The song is over” dovrebbe essere proprio la perla per i fans da lucidare nel bis (così come accaduto a marzo alla Royal Albert Hall in occasione del secondo concerto benefico a favore del Teenage Cancer Trust), al termine di una maratona anni Sessanta-Settanta che da “I can’t explain”, il brano da cui sessantuno anni fa è cominciato tutto (il primissimo “Zoot suit” lo pubblicarono come The High Numbers), e arriva ad una esplosiva “Won’t get fooled again” a cui Roger Daltrey, 81 anni portati con baldanza, riserva le sue ultime energie. In mezzo la coppia, affiancata dal fratello d’arte Simon Townshend alla chitarra ritmica, Jon Button al basso, Loren Gold alle tastiere, Scott Devours alla batteria e John Hogg ai cori, mette il suo greatest hits attinto soprattutto dalla rock opera “Quadrophenia” e dallo stesso “Who’s next”. Due Mods fuori tempo massimo a scorrazzare in sella alla propria Lambretta fra i ricordi epocali legati a “Substitute” come a “Love, reign o’er me”, da “Bargain” a “My Generation”, senza dimenticarsi gli slanci visionari dell’altra idolatrata opera rock quale “Tommy” con “Pinball Wizard” e “See me, feel me” (eseguita da Daltrey sul palco di Piazzola steso a terra causa crampi). Un paio le canzoni le canta pure Townshend, facendo sue “I’m one” ed “Eminence front”. Per gli Who quello di stasera è il terzo concerto milanese della carriera, visto che finora avevano suonato solo al Palalido nel ’67 e al Forum nel 2016. Un po’ poco per giustificare uno show all’Ippodromo Snai di San Siro come pianificato prima del precipitoso cambio di sede imposto dai languori della prevendita.
Ma la voglia di fare bene c’è comunque. "Nonostante l’età, Roger ed io stiamo attraversando un buon momento" ammette Pete sui social. "Per questo siamo ansiosi di incontrare ancora una volta i nostri vecchi fans, con la speranza di trovarne fra loro pure di nuovi curiosi di scoprire cosa si sono persi finora".