Leibniz e la luce sul mistero della nostra parte irrazionale

La parte irrazionale di noi. Sì, proprio quella che ci fa tanta paura. Nascosta lì da qualche parte, sotto quintali...

La parte irrazionale di noi. Sì, proprio quella che ci fa tanta paura. Nascosta lì da qualche parte, sotto quintali di sovrastrutture. Territorio d’indagine infinito. Ma brullo. In cui si sono addentrate Eleonora Paris e Irene Serini per il loro “Leibniz. Uno spettacolo barocco“, da martedì a giovedì in prima nazionale al Teatro della Cooperativa di Niguarda (via privata Hermada 8). Bello ritrovare Serini, dopo la lunga parentesi dedicata a Mario Mieli. Qui con un testo scritto da Paris sul crollo della ragione e altre catastrofi. Entrambe pure in scena insieme ad Alessandro Balestrieri.

"È il tentativo di indagare il nostro rapporto con la realtà – spiegano le autrici –, per fare luce su quella parte irrazionale che abita in noi anche se l’abbiamo tagliata fuori “prima ancora di averla capita“ (Jung). Leibniz, filosofo e matematico di epoca barocca, diventa qui simbolo della condizione di noi esseri umani contemporanei: sempre più efficienti dal punto di vista razionale, ma sempre più impreparati ad accogliere la parte intima, misteriosa. A cosa siamo disposte a rinunciare per essere sempre più produttive?"

Ironia e visionarietà. A smantellare certezze. O almeno provarci. Condividendo sul palco un dialogo stratificato. Suddiviso in brevi quadri scenici. Nuove narrazioni. Dove si arriva a sfiorare il paradosso. La parola per la parola. Ma senza perdere contatto con una profonda stratificazione di senso. Quella densa, fascinosa semplicità che pare quasi ricordare certe opere di Derek Jarman. Chissà.

Diego Vincenti