STEFANIA TOTARO
Cronaca

Monza, pusher ucciso dai baby killer: mandante assolto in Appello, ma l’accusa chiede un processo bis

Sul caso di Giovanni Gambino, primac ondannato a 30 anni e poi scarcerato dopo oltre due passati dietro le sbarre, si esprimerà la Corte di Cassazione

Giovanni Gambino

Giovanni Gambino

Monza, 6 giugno 2024 - La Procura generale chiede un processo di appello bis, mentre la difesa la conferma della sentenza di assoluzione. Ora sarà la Corte di Cassazione a decidere le sorti del presunto mandante e istigatore dell'omicidio del pusher delle case popolari commesso da due baby killer.

E' stato infatti condannato a 30 anni di reclusione dalla Corte di Assise di Monza ma poi scagionato dalla Corte di Appello di Milano, dopo due anni e mezzo trascorsi in carcere, Giovanni Gambino, 44enne tossicodipentente monzese vicino di casa e amico della vittima 42enne Cristian Sebastiano. Gambino ha sempre negato l'accusa di concorso morale nel delitto e lo scagionano pure i due baby killer, condannati a 12 anni e 10 mesi di reclusione con sentenza non ancora definitiva dopo una guerra di perizie psichiatriche e la mancata concessione della messa alla prova che estingue il reato con i lavori socialmente utili.

Contro Gambino numerose voci riferite in un tam tam tra i ragazzi del quartiere, secondo cui è stato l'imputato a telefonare da una cabina telefonica alla vittima per farlo presentare all'appuntamento con la morte. Ma in aula queste voci si sono trasformate in "non ricordo" o in "l'ho sentito soltanto dire" da tutti i ragazzini chiamati a testimoniare. Nell'aprile 2021 era scattato il fermo per il 44enne monzese. Il suo difensore, l'avvocato Stefano Gerunda, ha parlato di "chiacchiericcio" che non ha trovato conferme e di un "buco" nelle indagini perché i presunti contanti che sarebbero stati rapinati non sono mai stati trovati.

I giudici di appello hanno accolto questa tesi e hanno assolto, seppur con la formula dell'insufficienza di prove, l'imputato, che è stato scarcerato dopo oltre due anni dietro le sbarre e che ora potrebbe chiedere un risarcimento per ingiusta detenzione in carcere. Ma prima dovrà attendere il vaglio finale dei giudici della Cassazione.