REDAZIONE CRONACA

Trovare un pediatra in Lombardia è già molto difficile. E la situazione sta peggiorando

Nella regione più popolosa d’Italia mancano 180 medici di libera scelta per bambini. La fondazione Gimbe: “Questa è un’emergenza per le famiglie. Il calo delle nascite non sta aiutando”

Il pediatra di libera scelta è il medico preposto alla tutela della salute di bambini e ragazzi di età compresa tra 0 e 13 anni

Il pediatra di libera scelta è il medico preposto alla tutela della salute di bambini e ragazzi di età compresa tra 0 e 13 anni

Milano – La Lombardia è al centro di una crisi sanitaria che coinvolge i più piccoli. Con 180 pediatri di libera scelta mancanti, la regione più popolosa d’Italia si trova ad affrontare la carenza più grave del Paese, secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe. Una situazione che mette a rischio l’assistenza sanitaria di base per centinaia di migliaia di bambini lombardi.

Un fenomeno nazionale che colpisce il Nord

“Mancano almeno 502 pediatri di famiglia e la maggior parte delle carenze si concentra in tre grandi Regioni del Nord: Lombardia, Piemonte e Veneto”, evidenzia il documento. E i numeri parlano chiaro: circa il 76% delle carenze nazionali si concentra in queste tre regioni settentrionali, con la Lombardia che da sola rappresenta quasi il 36% del deficit totale.

La situazione è particolarmente critica se si considera che “in alcune aree si supera il massimale di 1.000 assistiti per pediatra”, creando condizioni di lavoro insostenibili per i medici e disagi significativi per le famiglie. Il problema si aggrava ulteriormente considerando che “entro il 2028 ne andranno in pensione 2.598” pediatri di libera scelta a livello nazionale.

Il ruolo cruciale del pediatra di famiglia

Il sito del ministero della Salute spiega il pediatra di libera scelta è “il medico preposto alla tutela della salute di bambini e ragazzi di età compresa tra 0 e 13 anni”. Ad ogni bambino, sin dalla nascita, deve essere assegnato un pediatra di libera scelta per accedere ai servizi sanitari essenziali garantiti dal Servizio sanitario nazionale.

Le segnalazioni sulla difficoltà di accesso al pediatra “arrivano oggi da tutte le Regioni, evidenziando criticità ricorrenti: complessità burocratiche, carenza di risposte da parte delle Aziende Sanitarie Locali, pediatri con un numero elevato di assistiti e impossibilità, per molte famiglie, di iscrivere i propri figli a un pediatra di libera scelta”, afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. “Una situazione che genera disagi rilevanti e richiede interventi organizzativi urgenti, per garantire la continuità dell’assistenza pediatrica, soprattutto ai più piccoli e ai più fragili”.

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I numeri che preoccupano

L’analisi della Fondazione Gimbe rivela una situazione nazionale preoccupante. Al primo gennaio 2024, risultavano attivi 6.484 pediatri di libera scelta, con oltre 5,8 milioni di assistiti. La media nazionale è di 900 assistiti per pediatra, ma alcune regioni superano ampiamente questo limite: la Provincia Autonoma di Bolzano registra 1.139 assistiti per pediatra, il Piemonte 1.119 e il Veneto 1.008.

“Con un simile livello di saturazione il principio della libera scelta viene spesso ostacolato: in molte aree del Paese diventa difficile, se non impossibile, trovare un pediatra disponibile, sia nelle zone interne o periferiche, sia nei grandi centri urbani”, spiega Cartabellotta. “In altre parole, la situazione reale è spesso più critica di quanto lascino intendere i numeri”.

Il paradosso del calo delle nascite

Paradossalmente, il progressivo calo delle nascite in Italia non ha alleviato la pressione sui pediatri di libera scelta. I dati Istat documentano una riduzione costante dei bambini nella fascia 0-5 anni: tra il primo gennaio 2019 e il primo gennaio 2025 si contano circa 430 mila potenziali assistiti in meno. “Di conseguenza, nello stesso periodo, il crollo delle nascite ha ridotto, su scala nazionale, il fabbisogno di oltre 500 unità in soli 6 anni”, osserva Cartabellotta.

Tuttavia, questo calo demografico non è uniforme sul territorio nazionale e non tiene conto delle carenze già esistenti. “Nonostante il calo delle nascite, alcune grandi Regioni del Nord, come Lombardia, Piemonte e Veneto, registrano carenze rilevanti di pediatri in termini assoluti”, precisa il presidente della Fondazione Gimbe.

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L’invecchiamento della categoria

Un altro elemento di criticità è rappresentato dal progressivo invecchiamento dei pediatri di libera scelta. La quota di pediatri con oltre 23 anni di specializzazione è passata dal 39% nel 2009 al 77% nel 2023, segno di un ricambio generazionale sempre più rallentato. Secondo i dati della Federazione italiana dei medici pediatri, tra il 2024 e il 2028 andranno in pensione 2.598 pediatri di libera scelta, avendo raggiunto il limite massimo di età di 70 anni.

Le soluzioni proposte

Per affrontare questa emergenza, la Fondazione Gimbe propone interventi strutturali. “Per un’adeguata programmazione del fabbisogno è indispensabile che ogni Regione disponga di stime accurate sul numero di pediatri che intraprendono effettivamente la carriera di pediatra di libera scelta, integrate con le proiezioni Istat sulla denatalità”, spiega Cartabellotta.

"Ma non basta: servono modelli organizzativi orientati al lavoro in team e una piena attuazione della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr (Case di comunità, Ospedali di Comunità, assistenza domiciliare, telemedicina), accompagnata da accordi sindacali coerenti con gli obiettivi di ricambio generazionale e distribuzione capillare” dei pediatri.

Il futuro dell’assistenza pediatrica in Lombardia e nelle altre regioni del Nord dipenderà dalla capacità delle istituzioni di mettere in campo soluzioni concrete e tempestive. “Guardando ai pensionamenti attesi, nonostante il calo delle nascite, non è affatto scontato che le nuove generazioni” di medici “siano sufficienti a garantire il ricambio, né tantomeno a colmare le carenze attuali, che rischiano di aggravarsi ulteriormente, in particolare nelle aree più periferiche”, conclude Cartabellotta.