ARNALDO LIGUORI
Cronaca

Crisi climatica, i temporali hanno alzato il Po di due metri in 24 ore: perché l’Italia si sta tropicalizzando

Le violenti piogge sono cadute su terreni asciutti a causa della precedente ondata di caldo. Le temperature altissime del Mediterraneo hanno alimentato i temporali

Le violente piogge cadute sul Nord Italia negli ultimi due giorni, oltre che provocare frane, smottamenti ed esondazioni,  hanno alzato sensibilmente i livelli dei fiumi. Il Po è salito di oltre due metri in meno di 24 ore, il lago Maggiore di un metro, quello di Como di oltre 40 centimetri e quello di Garda di circa 10 rispetto ai livelli medi del periodo.

Quando la pioggia cade su terreni particolarmente asciutti come quelli settentrionali – asciugati da una settimana di caldo molto intenso e temperature oltre i 40 gradi – la terra non riesce ad assorbire l’acqua, che quindi si riversa violentemente nei fiumi e nei canali. In alcune zone, l’acqua è straripata: nella Valfurva, in provincia di Sondrio, gli abitanti di due paesi sono stati evacuati per l’esondazione del torrente Frodolfo, alla confluenza con il fiume Adda.

L’aumento dei livello dei corsi d’acqua è stato registrato dalla Coldiretti – la principale associazione degli agricoltori – nel punto di rilevazione del Ponte della Becca. Lo stato del più grande fiume italiano è rappresentativo della sofferenza dei fiumi che si sono gonfiati per le piogge del ciclone Rea – come denominato dall’Aeronautica militare – con straripamenti ed esondazioni.

Il ciclone Rea che ha colpito l'Italia negli ultimi giorni e, a destra, l'ingrossamento del fiume Adda
Il ciclone Rea che ha colpito l'Italia negli ultimi giorni e, a destra, l'ingrossamento del fiume Adda

Italia verso la tropicalizzazione

Come ricordato dalla Coldiretti e da molti esperti meteorologi in questi giorni, il maltempo di questi giorni è sintomo di una tendenza del clima italiano alla “tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo che ha provocato danni nelle città e nelle campagne con tetti scoperchiati, alberi abbattuti e campi allagati”. 

Le formazioni cicloniche come quella che ha colpito l’Italia si alimentano con l’acqua evaporata dal mare: tanto maggiore è la temperatura del Mediterraneo, tanto più forte sono i fenomeni temporaleschi. In tal senso, il Mediterraneo è una delle zone del mondo che si stanno scaldando più velocemente. In Liguria – proprio dove si è concentrato il centro della perturbazione degli ultimi giorni – il mare ha toccato i 27 gradi Celsius: poco meno, ad esempio, dei 30 gradi registrati nei Caraibi e nei mari tropicali.

Temperature sempre più alte

Il riscaldamento globale causato dalle emissioni umane di gas climalteranti (primo fra tutti la CO2) sta impattando pesantemente sull’Italia. L’aumento della temperatura nell’area mediterranea è maggiore rispetto a quello medio registrato a livello globale: la nostra è una delle zone più sensibili del pianeta alla crisi climatica.

Nel Bel Paese, le temperature degli ultimi 60 anni hanno mostrato una crescita costante. Lo scorso mese di luglio è stato il più caldo da quando sono iniziate le registrazioni, nel 1880. La temperatura media nell’intero anno 2022 è stata di 1,15°C superiore rispetto alla media del trentennio 1991-2020: un record storico.

I rapporti della comunità scientifica internazionale sono chiari: “Il riscaldamento globale è responsabile di diversi fenomeni rischiosi per l’ambiente. Dallo scioglimento dei ghiacciai all’innalzamento del livello del mare, dall’incremento delle ondate di calore all’aumento di alluvioni”. Sono queste le conclusioni di oltre 14mila ricerche analizzate dai 234 studiosi dell’ultimo Intergovernmental panel on climate change.

Eventi estremi e rischio idrogeologico

Il territorio italiano, circondato dal mare e con vaste zone montagnose, è quello in Europa dove esondazioni, frane e smottamenti sono più frequenti. Basti pensare il 91% dei comuni italiani è interessato da rischio idrogeologico. Nei giorni scorsi, il ciclone Rea ha provocato vasti e diffusi smottamenti del terreno.

La conformazione delle nostre zone abitate rende pericolosi un’ampia varietà di eventi climatici estremi: siccità, alluvioni, mareggiate. Questi eventi ci sono sempre stati, ma mai con la frequenza e la gravità registrata negli ultimi anni. Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, soltanto quest’anno l’Italia è stata colpito da 310 fenomeni estremi: il 55% in più rispetto all’anno scorso. Indice del problema è la rapidità con cui questi eventi stanno aumentando. Erano 19 nel 2010, poi 28 nel 2012, sono arrivati a 169 nel 2018, per finire ai 310 del 2022.

Per tornare al ciclone Rea, “oltre la metà dei 49 eventi estremi, tra tempeste di vento, fulmini, nubifragi e grandinate, che si sono abbattuti sull'Italia in soli due giorni, si sono concentrati sulla Lombardia”. È quanto emerge dall'analisi della Coldiretti regionale sui dati dell’European sever weather database).