
Yasser Arafat e Shimon Peres al Ambrosetti nella Villa d'Este Cernobbio a Cernobbio, l'8 settembre 1996
Como – Il Forum di Cernobbio si è aperta venerdì con Volodymyr Zelensky in collegamento, ma la vera storia di questo evento – alla sua 51esima edizioni – non sta solo nei nomi importanti che sfilano ogni anno sui giornali (a cominciare da ministri, capi di governo e magnati d’impresa). Sta negli aneddoti che emergono dopo decenni, nelle conversazioni che non possono essere raccontate, negli incontri che cambiano un po’ di mondo senza lasciare traccia.
È una sera di nebbia del novembre 1974. Su un treno che arranca tra Verona e Milano, due uomini condividono un’idea che sembrava innocua: organizzare un incontro per parlare di economia. Alfredo Ambrosetti e Umberto Colombo non immaginavano che quella chiacchierata notturna avrebbe dato vita al forum più influente e discreto d’Italia.
Cinquant’anni dopo, quella che iniziò come una riunione di quattordici persone a Villa d’Este è diventata un appuntamento dove si ritrovano alcune delle personalità più potenti del mondo dell’economia e della finanza. Ma con una regola ferrea: la “Chatham House Rule”. Puoi usare – ei riportare – tutto quello che senti, ma non puoi dire chi l’ha detto. È il segreto del successo di Cernobbio: far parlare liberamente chi normalmente non può permetterselo.

Gli aneddoti che circolano tra i veterani del Forum raccontano meglio di qualsiasi cronaca cosa significhi davvero questo evento. C’è Bill Gates che nel 1995 arriva alle due di notte da Praga, senza aver cenato. Gli offrono di sedersi a tavola, ma lui chiede solo una Coca-Cola ghiacciata e di poter lavorare alla sua presentazione fino alle quattro del mattino. Il giorno dopo proietterà la foto di uno smartphone, anni prima che diventasse realtà. Ecco lo spirito Cernobbio: anticipare il futuro mentre il dorme è concentrato sul presente.

C’è Gianni Agnelli che per vent’anni, dal 1981 al 2001, arriva in elicottero sul lago di Como, atterrando direttamente nel cortile di Villa d’Este. Una scena che sarebbe forse impensabile oggi, ma che allora nessuno metteva in discussione. L’Avvocato aveva quel tipo di aura che gli permetteva di trasformare ogni suo arrivo in un piccolo evento nell’evento.
C’è il cardinale Ratzinger – futuro Papa Benedetto XVI – che nel 2001 viene a riflettere sui valori che devono guidare il mondo economico. Una presenza che oggi suonerebbe difficilmente digeribile da parte del mondo ecclesiastico, ma che allora sembrava naturale in un contesto dove sacro e profano si mescolavano senza imbarazzo.

Poi ci sono le donne. Marisa Bellisario, amministratore delegato di Italtel, è la prima a varcare la soglia del workshop nel 1983. Lei ed Enrica Pinetti, direttore generale di Media Trade, restano le uniche due presenze femminili fino al 1985.
Il momento più cinematografico arriva nel settembre 1999, quando Yasser Arafat e Shimon Peres si stringono la mano a Villa d’Este per la prima volta dopo il crollo degli Accordi di Oslo tra il governo israeliano e l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina. È un anno esatto prima della seconda Intifada, e quella stretta di mano – immortalata ma mai davvero raccontata – rappresentava forse l’ultimo grande tentativo di dialogo per la Palestina: speranze che nei decenni successivi, e oggi, soprattutto, sono state tragicamente disattese.
Michail Gorbačëv nel 1997, Henry Kissinger al ventisettesimo Forum: Cernobbio è diventato negli anni il posto dove i grandi della storia vengono a parlare dopo aver fatto la storia.
I numeri raccontano la crescita di un fenomeno: da quattordici partecipanti nel 1975 a oltre duecento negli ultimi anni, con un limite massimo di 250 persone nella Sala Impero per motivi di spazio. Ma soprattutto per mantenere quel carattere intimo che è l’anima dell’evento.
Oggi, mentre la 51esima edizione si svolge dal 5 al 7 settembre 2025, Cernobbio mantiene la sua formula magica: riunire chi conta, far parlare liberamente, non raccontare niente. È l’anti-social network per definizione: tutto quello che succede qui dentro non può essere condiviso, taggato, rilanciato. E forse è proprio questo il suo segreto più grande: in un’epoca di trasparenza totale, offrire ancora un angolo d’ombra dove il potere può parlare a sé stesso senza troppi freni.