
I fedeli in preghiera all’altare del Santuario di Maccio, nel Comasco
Villa Guardia (Como), 25 aprile 2020 - Festeggerà i dieci anni dalla sua intitolazione il prossimo 27 novembre il santuario di Maccio, l’ultimo aperto nella diocesi di Como e al centro di un indagine della Compagnia dottrina della fede per accertare la natura degli eventi straordinari che si sono verificati in questi anni al suo interno. Una storia iniziata nell’anno 2000, ben prima che la chiesa venisse proclamata santuario, grazie all’esperienza di un parrocchiano a dir poco speciale, il maestro di musica Gioacchino Genovese, sposato e padre di due figlie, che proprio qui dentro iniziò a sentire una voce che lo guidava nei momenti di preghiera personale. In seguito la voce ha iniziato a dargli indicazioni precise da riferire al suo confessore e alle autorità della chiesa. La Commissione della Curia di Como che ha studiato per prima il caso le ha definite "visioni intellettuali" riconducendole al mistero della Santissima Trinità.
Dall’ottobre del 2009 a giugno del 2010 nel corso di veglie di preghiera si verificano all’interno del santuario quei segni che hanno fatto conoscere Maccio ben oltre i confini della provincia di Como. In particolare dal grande altare costituito da un blocco unico di serpentino della Val Malenco inizia a trasudare acqua, come hanno certificato gli scienziati dopo aver studiato i campioni raccolti nel corso della Messa, che lascia tracce e macchie sulla superficie frontale e laterale sinistra in direzione del Crocifisso. Fu allora che il vescovo, Diego Coletti, chiese al maestro Genovese di descrivere in maniera dettagliata, in una sorta di diario, gli avvenimenti da lui vissuti nelle veglie di preghiera.
Una raccolta di visioni intellettuali che contengono appelli rivolti da Dio alla sua Chiesa per la santificazione dei sacerdoti, la conversione dei fedeli, la pace di tutti i popoli. Quei testi redatti dal maestro Genovese senza cancellature, ripetizioni o contraddizioni e poi raccolti in quaderni, a volte a distanza di settimane o mesi dal momento in cui gli avvenimenti descritti sono stati vissuti, sono stati descritti dalla Commissione di religiosi e teologi nominati dalla Diocesi di Como come "straordinariamente profondi per densità di dottrina, prospettiva pastorale e alto profilo spirituale". Tanto da spingere l’allora vescovo Coletti, con parere unanime del Consiglio Episcopale e della Commissione Diocesana, a riconoscere la chiesa di Maccio come un Santuario a partire dal 28 novembre del 2010. Adesso toccherà al Vaticano pronunciarsi attraverso la Compagnia della Dottrina della Fede, presieduta da Papa Benedetto XVI, che sta studiando gli scritti del maestro Genovese.