I soldi dei biglietti del tragitto Como-Menaggio in bus finivano direttamente nelle tasche degli autisti. Non quelli dei passeggeri abituali, che ben conoscono le regole o che acquistano gli abbonamenti. Solo quelli dei turisti: centinaia di stranieri, o di persone che arrivano da fuori zona e non conoscono prezzi del viaggio e aspetto dei biglietti dei bus di linea di Asf, e che spesso non si preoccupano di eventuali controlli.
Così alcuni autisti in servizio tra il capoluogo lariano e l’alto lago di Como, avevano trovato il modo di guadagnare cifre extra che andavano dai 300 ai 400 euro la settimana, arrotondamenti dello stipendio da un migliaio di euro al mese, nella stagione dell’assalto turistico, tra maggio e ottobre. Che ora si ritrovano però denunciati per peculato continuato ai danni dello Stato, essendo l’azienda per cui lavorano incaricata di svolgere il servizio di trasporto pubblico in provincia di Como.
I primi, almeno tre, sono già stati identificati e denunciati, ma le indagini dei carabinieri di Menaggio promettono di estendersi ulteriormente, con il sospetto che il sistema di lucro sui biglietti dei turisti fosse più diffuso di quanto emerso finora. Le circostanze che hanno spinto i militari a partire con gli accertamenti, sono nate da una serie di criticità. Innanzi tutto si erano verificati alcuni casi di passeggeri che non erano stati in grado di esibire il biglietto al controllore, garantendo però di aver pagato all’autista quanto dovuto. Segnalazione che è giunta ai carabinieri contestualmente alla denuncia fatta da Asf.
Inoltre, dai primi controlli fatti sui bus, è emerso che alcuni mezzi avevano la telecamera di sicurezza, installata alle spalle dell’autista a sua tutela, oscurata con nastro adesivo, per non riprendere cosa accadeva nella postazione di guida. Esattamente il luogo in cu i avvenivano gli incassi dei soldi. Le modalità erano differenti. In buona parte dei casi il passeggero pagava cifre variabili tra i 3 e gli 8 euro, che venivano direttamente intascati dall’autista senza rilasciare nessun biglietto. In altri casi veniva consegnata la matrice del biglietto, la metà che rimane in possesso dell’autista dopo l’annullamento del biglietto integro. Oppure insignificanti pezzi di carta, esibiti dai passeggeri ai controllori, che inizialmente pensavano di essere presi in giro.
Infine c’erano gli incassi stabiliti dallo stesso conducente: a qualcuno scontati, ad altri aumentati. In un caso, anche 30 euro per una tratta abitualmente venduta a 5 euro. Oppure il resto inferiore al dovuto, a chi proveniva da Paesi non euro. I riscontri fatti dai carabinieri, sono passati anche attraverso le verifiche dei blocchetti consegnati dall’azienda agli autisti, con numeri di serie abbinati al nominativo, che hanno una grafica diversa da quelli dei rivenditori. Perché Asf riconosce una provvigione per la vendita dei biglietti a bordo, impegno che si aggiunge a quello della conduzione dei mezzi, e che in una stagione può garantire al dipendente guadagni extra anche di duemila euro.
Agli autisti finiti nel mirino, non interessava questo benefit, perché l’incasso totale del biglietto, anziché il riconoscimento di una percentuale, era molto più redditizio. Così non chiedevano mai tale provvigione, o la chiedevano in maniera molto più ridotta rispetto ai colleghi.