Tremezzina, attaccato dai lupi mentre difende le capre. Cosa è successo a Raffaele Castellazzi

Il giovane allevatore aggredito all’Alpe di Ossuccio. Coldiretti: “Fatto gravissimo, non è più rinviabile un piano per la gestione dei selvatici”

Attaccato dai lupi. La spaventosa disavventura è capitata a Raffaele Castellazzi, un giovane allevatore di Tremezzina. A darne notizia è Coldiretti, riaccendendo così il dibattito sulla presenza dei lupi nelle alpi lombarde e la minaccia che rappresentano per gli animali da allevamento. E, a giudicare da questo episodio, anche per gli esseri umani.

L’aggressione

L’attacco è andato in scena ieri sera, lunedì 22 maggio, all’Alpe di Ossuccio. Raffaele Castellazzi, questo il nome dell’allevatore, è salito in alpeggio a controllare il suo gregge di capre dopo che, tra sabato e domenica, il giovane si era accorto che mancavano alcuni capi di bestiame. 

“Salito all’alpe, ho trovato le mie capre spaventatissime – racconta – Tutto poi è accaduto in un attimo: mi sono trovato circondato da tre lupi che hanno iniziato a girarmi attorno, uno mi è saltato addosso, ha morso la camicia e mi ha colpito anche sulla gamba: per fortuna di striscio, ma poteva sicuramente finire peggio. Non è più possibile lavorare in queste condizioni, ci sentiamo sotto assedio e siamo stati addirittura costretti a riportare il gregge a valle”.

Richiesta di intervento

“Un fatto gravissimo – commenta il presidente della Coldiretti interprovinciale Fortunato Trezzi. –  Non è più rinviabile il piano nazionale per la gestione delle specie selvatiche”. Secondo il responsabile dell’associazione di categoria “quella dei selvatici nelle province di Como e Lecco è una situazione completamente fuori controllo. È ora necessario proteggere i cittadini ma anche salvare gli animali: abbiamo un numero sempre crescente di capi di bestiame sbranati in Alta Lombardia, mentre la stagione dell’alpeggio è ancora all’inizio. Temiamo che il quadro possa solo peggiorare, purtroppo. Anche nelle nostre zone, la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi in alpeggio che rischia di portare all’abbandono della montagna”.

L’aumento degli esemplari

La popolazione di lupi è in forte aumento da nord a sud ed è stimata dall’Ispra – sottolineano dalla Coldiretti –  intorno ai 3.300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola. Ormai i numeri impegnano le istituzioni a definire un Piano nazionale che guardi a quello che hanno fatto altri Paesi Ue come Francia e Svizzera per la difesa degli agricoltori e degli animali allevati.

Senza dimenticare che le province lariane sono sotto scacco dei cervi e invase da decine di migliaia di cinghiali: anche in questo caso è necessario intervenire urgentemente per il loro contenimento per difendere la sicurezza delle persone e le produzioni agricole.

I danni provocati dai branchi

I branchi – sottolinea Coldiretti – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e cascine, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti, razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. Il rischio vero oggi è – denuncia la Coldiretti interprovinciale – la scomparsa della presenza dell’uomo dalle aree interne del comprensorio lariano per l’abbandono di intere famiglie ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre (come la razza di Livo) e pecore.

“Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – conclude Trezzi – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano i centri urbani in un ambito oggettivamente fragile come è, appunto, il comprensorio lariano”.