
Una recente manifestazione di Patto per il Nord
La tassa sulla salute a carico dei vecchi frontalieri non fa arrabbiare solo i sindacati adesso contro il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti, che già nella legge di Bilancio dell’anno scorso aveva inserito il balzello senza riuscire ad applicarlo e quest’anno è tornato alla carica ben determinato a esigerlo, si è schierato anche l’ex compagno di partito Paolo Grimoldi, alla guida di Patto per il Nord. Al Governo che invita i frontalieri ad aderire al più presto minacciando sanzioni per chi continuerà a ignorare il provvedimento Grimoldi risponde invitando a cercare bene nelle casse dello Stato.
"Ma quale tassa sulla salute, prima di mettere nuovamente le mani nelle tasche dei lavoratori frontalieri attraverso un balzello ingiusto e dal dubbio fondamento costituzionale, il ministro Giorgetti si impegni piuttosto a far riemergere dal bilancio dell’Inps i 300 milioni di euro, generati nel corso degli anni dal lavoro dei frontalieri e di cui si sono ormai perse le tracce da tempo".
Secondo Patto per il Nord, l’associazione politico-culturale nata dalle ceneri della Lega Nord la cosiddetta "tassa sulla salute" introdotta nella Legge di Bilancio 2024 che impone un contributo tra il 3% e il 6% ai "vecchi" frontalieri, oltre che ingiusta è incostituzionale. "Se oggi ci troviamo in questa condizione è colpa innanzitutto del Partito Democratico – spiega Jonny Crosio che per il movimento si occupa di frontalieri – Fu nel dicembre del 2015 sotto la guida di Renzi che l’allora Governo di sinistra decise di promuovere la modifica l’accordo del 1974 attraverso una proposta di legge che trovò subito il sostegno incondizionato dei sindacati, che nel corso del tempo cercarono timidamente di ritrattare e condizionare il nuovo accordo, senza risultati degni di nota. Gli stessi sindacati che oggi hanno l’ardire di ergersi a difesa dei frontalieri". Nel 2016 il Carroccio si oppose al provvedimento.