Mozzate, Suominen conferma: "Chiudiamo". In 57 si ritrovano disoccupati

La multinazionale finlandese ha confermato alla Rsu la dismissione dell’impianto di via Corbè

La sede della Suominen a Mozzate

La sede della Suominen a Mozzate

di Roberto Canali

Non recede dall’intenzione di dismettere la propria produzione di salviettine in tessuto non tessuto nell’impianto di Mozzate la Nonwovens, azienda del Gruppo Suominen, leader nei prodotti per la pulizia e l’igiene. La procedura di licenziamento è stata formalizzata per 57 dipendenti, oltre la metà dei 92 impiegati nell’impianto di via Corbé dove i lavoratori da un paio di settimane sono in stato di sciopero. "In una comunicazione alla Rsu la Direzione ha comunicato di voler chiudere la produzione e mantenere il reparto amministrativo e quello commerciale – spiegano i sindacati – Secondo i termini di legge abbiamo 75 giorni per la procedura di consultazione al termine dei quali l’azienda potrà procedere con i licenziamenti". Inutile dire che l’obiettivo è far cambiare idea all’azienda, ma farla tornare sui propri passi sarà molto difficile visto che la decisione arriva dalla Direzione generale del Gruppo, a Helsinki.

Secondo i vertici della multinazionale finlandese, la domanda di prodotti tradizionali in fibra mista in Europa sarebbe in netto declino, per questo produrre tessuti non tessuti sostenibili in modo competitivo non sarebbe più possibile a Mozzate per gli eccessivi costi operativi. La società prevede con la chiusura un impatto di circa 9 milioni di costi una tantum nel 2023 e 2024 fra indennità di licenziamento, smantellamento delle linee produttive e ripristino degli immobili. I costi non monetari netti sono stimati in circa 3 milioni. Giustificazioni considerate irricevibili per i sindacati che giovedì incontreranno l’azienda e poi faranno un’assemblea con i lavoratori per decidere se prolungare lo sciopero.

"I costi c’erano anche prima e li hanno anche altre aziende – spiegano le parti sociali – Suominen ha deciso di modificare il proprio assetto organizzativo, ma servono motivazioni serie per chiudere un’azienda. Fino a Natale a tutte le nostre richieste di prolungare la cassintegrazione hanno sempre risposto che tutto andava bene e non c’erano problemi".