
La dogana di Chiasso
Como, 3 settembre 2017 - «Ho letto la sua ultima lettera e sono rimasta senza parole. C’era dentro tanta disperazione, ma anche tanta fermezza. Erano le parole di una persona molto determinata che sapeva bene quello che stava facendo, per ciò a maggior ragione non riesco a credere che se avesse affrontato con la stessa forza la sua malattia non sarebbe riuscito a uscirne». E’ ancora turbata Giuliana Castelnuovo, il sindaco di Albavilla, tra le prime persone ad aver letto, nei giorni scorsi, la lettera-testamento lasciata dall’ingegnere di 62 anni che lo scorso 23 agosto, dopo aver convinto un amico ad accompagnarlo alla stazione di Chiasso, è partito in treno alla volta di Zurigo per ricoverarsi in un clinica dove sapeva di poter ricevere l’eutanasia.
Probabilmente quella era l’ultima tappa di un percorso iniziato molti mesi fa, fatto di altri viaggi in Svizzera oppure a Milano, dove sono attive alcune associazioni che forniscono indicazioni utili ai malati terminali che vogliono ricorrere alla dolce morte, per ora possibile solo dall’altra parte del confine. «Trovo questa pratica aberrante, per questioni di coscienza e formazione – prosegue il sindaco – a maggior ragione in questo caso perché parliamo di una persona che non aveva problemi di salute, se non una profonda depressione. Trovo sconvolgente la facilità con cui si possa chiedere e ottenere la morte semplicemente andando dall’altra parte del confine».
Adesso toccherà ai carabinieri di Erba stabilire se l’amico, anche lui di Albavilla, che l’ha accompagnato in stazione guidando la sua auto sapesse o meno della sua volontà di farla finita. Il rischio per lui è di un accusa di istigazione o aiuto al suicidio, lo stesso reato per il quale era stato indagato e poi prosciolto nel marzo scorso Marco Cappato dei Radicali, per il suo sostegno a Dj Fabo. Una vicenda che sta provocando molte reazioni in paese dove l’uomo era nato e aveva sempre vissuto, ma in pochi conoscevano bene, anche per colpa della depressione che l’aveva colpito cinque anni fa. Negli ultimi due anni ad aggravare la sua prostrazione la morte del fratello per una malattia e poi dopo pochi mesi della madre. Rimasto solo l’ingegnere era finito in cura a una struttura di sostegno di Longone al Segrino.