GABRIELE MORONI
Cronaca

Strage di Erba, il nuovo processo: ecco cosa può succedere

Per Olindo Romano e Rosa Bazzi la revisione non sarà solo sulla carta. E si potrà ritornare in Cassazione. C’è anche un precedente: il caso Gulotta

Rosa Bazzi e Olindo Romano stanno scontando l'ergastolo

Rosa Bazzi e Olindo Romano stanno scontando l'ergastolo

Erba, 12 gennaio 2024 – Si può azzardare una previsione: quello che inizierà il primo marzo davanti alla Corte d’appello di Brescia non dovrebbe essere un processo breve. Al contrario. Ma ogni raffronto è difficile dal momento che nella storia giudiziaria italiana quello dei processi di revisione è un elenco tutt’altro che lungo.

Sarà un nuovo processo, con i giudici della seconda sezione penale chiamati a confermare l’ergastolo per Olindo Romano e la moglie Rosa Bazzi come responsabili della strage di Erba oppure ribaltare, clamorosamente, il verdetto cristallizzato dalla Cassazione, assolvere l’ex netturbino e l’ex colf e mandarli liberi. Il dibattimento si aprirà come tutti i processi con la richiesta di ammissione delle prove da parte dell’accusa, rappresentata dalla procura generale, e dei difensori (Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello). Erano tre le istanze di revisione, poi unificate dalla Corte d’appello in un unico procedimento. Le avevano presentate, in ordine di tempo, il sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, l’avvocato Diego Soddu, tutore dei Romano, i difensori della coppia (una istanza di oltre 150 pagine, sette consulenze, audio e video). Non si conosce quale siano gli argomenti che hanno persuaso la Corte d’appello ad accogliere la revisione, ma è facile prevedere che i difensori riproporranno i loro in blocco.

La procura generale esprimerà un parere e farà le proprie richieste. A quel punto, la Corte d’appello deciderà quali prove ammettere e quali no: tutte, soltanto alcune, nessuna. Anche in quest’ultima eventualità, il processo andrà avanti, in base agli atti in possesso della Corte, con la discussione e fino alla sentenza. Due le strade: conferma della condanna o assoluzione. Nel dibattimento potrebbe anche accadere che la Corte prendesse una decisione autonoma, per esempio quella di disporre una perizia. Se venisse confermato l’ergastolo fine pena mai, i legali dei coniugi Romano avrebbero la possibilità di ricorrere in Cassazione e successivamente alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Nel 2011 la Corte Costituzionale ha stabilito che il processo di revisione può essere concesso anche dopo la sentenza della Corte europea. Da parte sua, la procura generale si può opporre a una eventuale assoluzione con un ricorso alla Suprema Corte. Qualora venisse sovvertito il verdetto uscito dai tre gradi di giudizio e fosse cancellato il carcere a vita, si potrebbe parlare di errore giudiziario, come fissato nell’ultimo comma dell’articolo 24 della Costituzione: "La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari". Secondo le norme del ministero delle Finanze (che provvede agli eventuali risarcimenti dopo che la sentenza è diventata definitiva), "l’errore giudiziario si verifica quando un soggetto, dopo avere espiato una pena, o parte di essa, per effetto di una sentenza di condanna, venga successivamente riconosciuto innocente in seguito ad un nuovo processo di ‘revisione’, strumento di impugnazione straordinario". Da osservare che i Romano sono in carcere dal gennaio del 2007.

Il caso Gulotta

Quella di Giuseppe Gulotta è una delle vicende più emblematiche di un processo di revisione che cancella l’ergastolo e decide l’assoluzione. Gulotta aveva diciotto anni quando venne accusato di avere fatto parte del commando che, la notte fra il 26 e il 27 gennaio 1976, irruppe nella caserma dei carabinieri di Alcamo Marina, località turistica nel Trapanese, uccidendo l’appuntato Salvatore Falcetta e il carabiniere Carmine Apuzzo. L’odissea di Gulotta durò trentasei anni, di cui ventidue trascorsi in cella. Scontava l’ergastolo in regime di libertà condizionale, quando iniziò il processo di revisione davanti alla Corte d’Assise di Reggio Calabria. Il 13 febbraio 2012 Giuseppe Gulotta fu assolto con formula piena.