Strage di Erba, i veleni di Azouz sui Castagna. I giudici: "Una brutale campagna denigratoria"

Marzouk, condannato a due anni e sei mesi, aveva detto: indagate sull’eredità contesa nella famiglia. I giudici: "La linea innocentista con Olindo e Rosa? Era consapevole delle false accuse”

Azouz Marzouk

Azouz Marzouk

Una condotta diffamatoria "di gravità estrema", con insinuazioni che hanno alimentato la corrente innocentista sulla strage di Erba, e la denigrazione delle parti offese "già una prima volta stravolte dall’efferato omicidio dei loro familiari, e nuovamente travolte dalla impressionante risonanza mediatica delle infondate accuse a loro rivolte".

Così il giudice di Como Veronica Dal Pozzo, ha qualificato la condotta di Azouz Marzouk nel ritenerlo responsabile di diffamazione aggravata nei confronti degli ex cognati, i fratelli Beppe e Pietro Castagna. Lo scorso 6 marzo era stato condannato per diffamazione aggravata a 2 anni e mezzo di reclusione, e al risarcimento di 70mila euro a favore delle parti civili, che avevano presentato denuncia.

Ora, in una decina di pagine di motivazioni, il giudice spiega i criteri di una sanzione che ha raddoppiato la richiesta dello stesso pubblico ministero, che si era fermata a un anno e tre mesi. Nell’articolo, uscito a febbraio 2019 sulla testata online "il24.it", si sosteneva l’ipotesi che la strage avesse un fine economico: "Indagate sulla famiglia – dichiarava Marzouk – mio figlio Youssef conosceva l’assassino… Lo ha ucciso qualcuno vicino a mia moglie. Basta leggersi le carte per capire che qualcuno voleva l’eredità di mia moglie".

A fronte di un riferimento ai due ex cognati che al Tribunale è apparso chiarissimo, il giudice sottolinea che a connotare di "speciale disvalore" questa condotta, ci sono due aspetti: "Non solo che l’accusa provenisse da loro stesso cognato, ma anche e soprattutto che si sia inserita nel fluire di una corrente innocentista e revisionista del processo, risolvendosi in una vera e propria campagna di disinformazione, fatta di sibilline allusioni ed eclatanti denigrazioni, brutalmente lesiva della reputazione dei fratelli Castagna". Condotta compiuta "nella consapevolezza della falsità delle accuse loro rivolte".

La valutazione del giudice include anche il comportamento processuale di Marzouk, 43 anni, ora residente in Tunisia dopo l’espulsione definitiva dall’Italia. Viene così evidenziata la "capacità a delinquere" di Azouz, e un atteggiamento generale "che non ha mostrato alcun interesse per il processo, né minimamente preso in considerazione l’opzione di offrire una riparazione alle persone offese".

È dunque l’ennesima sentenza che non lascia margine a ipotesi alternative rispetto alla colpevolezza di Olindo Romano e Rosa Bazzi, e che giunge all’indomani della nuova campagna innocentista scaturita dall’iniziativa del sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser.