
code sulla Statale regina
Como, 3 maggio 2019 - Ponti che cadono, frane che interrompono il flusso di arterie interurbane e autostrade. Anche la ricca Lombardia soffre di problemi strutturali e la rete stradale è fragile, non solo nelle zone meno popolate, come la montagna o la Bassa padana, ma anche in quelle a forte vocazione turistica, come il Lago di Como. In quest’area soffre pesantemente la viabilità verso la Valtellina, con i massi che incombono sulla Ss 36 dalla parete di roccia poco a nord di Lecco, ma anche l’altro ramo del Lario non regala spostamenti semplici. Lungo la Statale Regina, l’antico tracciato fatica ad assorbire un traffico crescente di pendolari e bus turistici.
C’è una sola strada in Italia e forse nel mondo dove anche rimanere in coda può diventare un piacere, per scoprirla basta prendere l’auto e partendo da Como costeggiare il lago fino a Gera Lario. Benvenuti sulla Statale Regina, 58 chilometri di curve e strettoie, pochi rettilinei e gallerie che a seconda dell’ora possono trasformarsi in trappole in grado di bloccarvi per ore. Fin qui l’inferno, per il paradiso basta rivolgere lo sguardo a destra salendo verso la Valtellina e a sinistra scendendo verso Como. Sì perché la Statale Regina corre come una colonna vertebrale lungo tutta la sponda occidentale del lago, la versione moderna dell’antica via che fin dai tempi remoti era percorsa dai pellegrini che dal Nord Europa attraverso la Svizzera scendevano verso Roma.
Da allora il tracciato è rimasto più o meno quello e anche l’ampiezza della carreggiata, che in alcuni punti è talmente stretta da impedire il passaggio in contemporanea di due camion. Ma andiamo con ordine. Basta mettersi in auto e impostare la destinazione, Gera Lario: secondo il navigatore dovremo metterci un’ora e quaranta minuti, già una media non stratosferica per 58 chilometri. In realtà ci impiegheremo quasi il doppio. Da Como, le prime code le troviamo già a Cernobbio, per questo decidiamo di prendere la scorciatoia, ovvero la galleria che arriva fino a Torriggia, frazione di Laglio, risparmiando otto chilometri di curve, semafori e salite. Oggi siamo fortunati, non ci sono code, ma la scorsa settimana con il ponte di Pasqua e del Primo Maggio c’è chi ci ha messo anche cinquanta minuti per i 2,4 chilometri di tunnel. Manteniamo il limite, anche per evitare il rischio degli autovelox fissi lungo il percorso, ma già a Moltrasio non c’è più da preoccuparsi dell’acceleratore: tutti in coda. Dalle 6 alle 8 del mattino può capitare per i pendolari e frontalieri, che dall’Alto Lago scendono verso la Svizzera anche se il grosso di loro a Menaggio devia verso Porlezza per superare il confine a Gandria e poi raggiungere Lugano.
Nel nostro caso è colpa di un incidente, un banale tamponamento. Se ne va mezz’ora. Sempre in colonna alla media di quaranta chilometri orari, superiamo Brienno e Argegno. Poi arrivano le strettoie, tre: a Colonno, Sala Comacina e Spurano di Ossuccio. Se fosse per le auto, non ci sarebbero problemi, ma ci sono i camion e soprattutto da aprile a ottobre i bus dei turisti. Due insieme non ci passano e per evitare gli incroci pericolosi le hanno provate tutte, dai semafori intelligenti ai divieti, che in pochi rispettano. Rimane solo da affidarsi ai buoni uffici dei movieri, pagati dai Comuni e dalla Provincia per regolare il traffico. Siamo fortunati, non incrociamo pullman, anche le strettoie le abbiamo superate indenni e possiamo avviarci verso la fine del nostro viaggio, altri venti chilometri, un po’ meno insidiosi. Per arrivare a Gera, dove il lago finisce, ci servirà un’ora in più del previsto. Come tutti gli altri compagni di coda ci siamo consolati guardando il panorama.(1-Continua)