Sparò al suo comandante Chiuse le indagini: le accuse al brigadiere

Il Tribunale militare ha formalizzato i capi d’imputazione al carabiniere che dovrà rispondere di omicidio e del grave ferimento di un collega.

Sparò al suo comandante  Chiuse le indagini:  le accuse al brigadiere

Sparò al suo comandante Chiuse le indagini: le accuse al brigadiere

di Paola Pioppi

L’omicidio del suo comandante e il grave ferimento di un carabiniere dei corpi speciali intervenuto all’alba del 28 ottobre, al termine della lunghissima notte in cui Antonio Milia, 58 anni, brigadiere dei carabinieri in servizio alla caserma di Asso, aveva ucciso con tre colpi di pistola il luogotenente Doriano Furceri, per poi barricarsi all’interno della caserma. Sono le accuse formalizzate dai magistrati della Procura militare di Verona – procuratore Sergio Luca e sostituto Fabrizio Gaverini – nell’atto di conclusione delle indagini notificato ieri mattina.

Il codice penale militare qualifica questi reati come "insubordinazione con violenza pluriaggravata", nel primo caso sfociata in omicidio, nel secondo in lesioni personali.

L’omicidio era avvenuto nel tardo pomeriggio del 27 ottobre, quando Milia aveva raggiunto Furceri mentre stava smontando dal servizio, davanti al suo ufficio, e aveva esploso tre colpi di pistola che lo avevano ucciso sul colpo, raggiungendolo al petto. Dopo ore di trattativa, all’alba della mattina successiva, i Gis avevano fatto irruzione nella caserma, ma nel trambusto di quell’incursione, Milia aveva esploso tre colpi di pistola, uno dei quali aveva raggiunto il carabiniere al ginocchio sinistro, causandogli una frattura pluriframmentaria, con 40 giorni di prognosi.

Tuttora detenuto, Milia nel frattempo è stato sottoposto a perizia psichiatrica: davanti al Gup del Tribunale militare di Verona, il perito psichiatrico bolognese Giancarlo Boncompagni, nominato dal giudice nell’incidente probatorio, a marzo aveva dichiarato l’imputato totalmente incapace di intendere al momento dei fatti, in quanto affetto da un disturbo psicotico con manie di persecuzione fortemente condizionanti. Allo stesso tempo, il perito aveva ravvisato una pericolosità sociale medio alta a carico dell’imputato.

Una valutazione peritale che dovrà ora essere tenuta in considerazione, per stabilire se ci sono le condizioni affinché Milia possa affrontare un processo, o se debba essere sottoposto a un diverso trattamento sanzionatorio, che tenga conto del sia del disturbo mentale che della pericolosità sociale.

Ora la difesa di Milia, avvocato Roberto Melchiorre, ha 20 giorni per presentare valutazioni e richieste.