
Il giudice comasco Alessandro Bianchi, è scomparso ieri. Aveva 77 anni ed era malato da tempo. Per quasi cinquant’anni, fino a sette anni fa quando è andato in pensione, ha svolto la sua professione con grande preparazione e rigore, ma spesso anche con una sottile e intelligente ironia, che gli ha regalato la capacità di approciarsi a situazioni e persone con il giusto equilibrio. Buona parte della sua carriera si è svolta a Como, dove è stato anche presidente della Sezione Penale, per passare gli ultimi anni all’ufficio gip dopo un decennio al dibattimento. È stato protagonista di importanti processi, anche in qualità di presidente della Corte d’Assise: tra questi, il lungo dibattimento per la strage di Erba, nel quale erano sfilati decine di testimoni e consulenti, sfociato nella condanna a due ergastoli. Più volte, nella sua carriera, si è trovato a dover leggere pesanti sentenze di condanna, decisioni che non gli hanno impedito di mantenere sempre in primo piano la responsabilità del suo ruolo, il rispetto per gli imputati e la loro complessità umana. Da tempo combatteva con la Sla, malattia degenerativa che lo ha accompagnato in questi ultimi anni.