FEDERICA PACELLA
Cronaca

Profughi, emergenza e soluzioni . C’è un ponte fra lavoro e migranti

Brescia, già raccolti 800 questionari inviati ai Cas per sondare la disponibilità dei richiedenti asilo. Possibile inserimento nel tessuto produttivo locale. In Prefettura il confronto con il mondo delle imprese.

Profughi, emergenza e soluzioni . C’è un ponte fra lavoro e migranti
Profughi, emergenza e soluzioni . C’è un ponte fra lavoro e migranti

Sono oltre 800 i questionari già raccolti dalle associazioni di categoria rispetto ai 1600 inviati ai Cas nella provincia di Brescia, per verificare conoscenze linguistiche e interesse dei richiedenti protezione internazionale in vista di un possibile inserimento lavorativo. Ieri mattina in Prefettura si è tenuto un confronto con i rappresentanti del mondo delle imprese, che hanno risposto alla proposta lanciata dalla prefetta Maria Rosaria Laganà. Si tratta di un primo esperimento per creare un ponte tra le imprese che cercano personale, praticamente in tutti i settori, e i richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale che si trovano nei Centri di accoglienza straordinari e nei Sai (Sistemi di accoglienza e integrazione) che non lavorano e che, per poter racimolare degli introiti, rischiano di finire preda del lavoro nero. Primo passo è stata la distribuzione dei questionari, che serviva per testare la disponibilità dei rifugiati. L’adesione è stata alta, visto che il 50% è stato restituito compilato.

Tra i primi a rispondere all’appello della prefetta era stata Confindustria Brescia, presente ieri in Prefettura col direttore Filippo Schittone e con Roberto Zini, vicepresidente con delega al Lavoro, Relazioni Industriali e Welfare.

"Stiamo approfondendo tutti gli aspetti necessari per la formazione e l’inserimento nelle aziende – spiega Zini – potremmo partire con un progetto iniziale per 25 persone".

La barriera principale è quella linguistica e la carenza di mediatori culturali, insieme al ridimensionamento del sistema di accoglienza (nei Cas, ad esempio, è stata tolta la possibilità di fare corsi di alfabetizzazione con il decreto Cutro convertito in legge) non aiutano a superare questi scogli. C’è poi il tema casa, perché la scarsa disponibilità di abitazioni rende difficoltosa la ricerca di una sistemazione diversa da Cas o Sai. "Noi ci occupiamo di lavoro – commenta Zini – per tutto il resto ci deve essere un sistema che agevoli l’inserimento nel mondo lavorativo. Da parte delle imprese c’è l’impegno a fare la propria parte".