
La struttura di via Napoleona
Como, 10 maggio 2020 - Fa discutere ancor prima di partire l’idea di creare all’interno dell’ex Sant’Anna di via Napoleona, in un paio di edifici già utilizzabili, un reparto in cui accogliere i pazienti post Covid che per ragioni sanitarie o sociali non possono trascorrere la loro quarantena a casa.
A lanciare l’idea sono stati i politici, il Pd in particolare, ma il consenso è stato praticamente trasversale tanto che il presidente della provincia, Fiorenzo Bongiasca, si è immediatamente dato da fare cercando di garantire ogni sostegno all’iniziativa. Il via libera è arrivato prima dall’Asst Lariana, che si è detta disponibile a mettere a disposizione la struttura, ripromettendosi di sottoporre la questione all’Ats Insubria per organizzare il personale. È a questo punto che sono iniziativi problemi perché l’Ats ha risolto il problema inviando una comunicazione ai medici di base in cui si chiede loro di aderire, su base volontaria, mettendo a disposizione 5 ore la settimana da impegnare nell’ex Sant’Anna per la cura dei convalescenti.
«Assistere i malati fa parte del nostro lavoro, anzi è la nostra missione, ma vogliamo adeguate garanzie per non infettarci e soprattutto rischiare di far ammalare gli altri nostri pazienti che seguiamo tutti giorni come medici di base – spiega uno di loro che ha chiesto di rimanere anonimo – Per questo quando ho ricevuto la richiesta di Ats ho risposto chiedendo se a fronte della mia adesione sarei stato sottoposto al tampone o al test sierologico. Mi sembrava una precauzione scontata, ma evidentemente non lo è per la nostra azienda territoriale che ha risposto che per il momento non se ne parla nemmeno, a quando sembra non c’è disponibilità sufficiente di test». In pratica ai medici di base che sono stati in prima linea negli ultimi due mesi, alla pari e qualche volta anche più dei loro colleghi che lavorano in ospedale, viene chiesto di prestare assistenza a pazienti sicuramente Covid radunati nell’ex Sant’Anna senza poi sottoporli a tampone. «Pensavo di aver capito male e ho chiesto ad altri miei colleghi che si sono sentiti rispondere la stessa cosa – conclude il medico – Per questo anche se a malincuore mi vedrò costretto a rifiutare, non per negligenza mia ma per la grave inadeguatezza della nostra azienda sanitaria. Evidentemente non sono bastati due mesi di completo abbandono, senza guanti, mascherine e alcun tipo di controllo. Sbagliare può anche essere umano, ma perserverare è diabolico specie se di mezzo c’è la vita delle persone».