PAOLA PIOPPI
Cronaca

Omicidio di Oltrona, da amico a killer: un delitto maturato tra fiumi di alcol e droga

Luca De Bonis ha accoltellato a morte Manuel Millefanti, che lo avrebbe aggredito verbalmente: "Mi sono sentito minacciato, ma pensavo di averlo solo ferito”

Luca De Bonis (a sinistra) e Manuel Millefanti nell'ultima foto scattata poco prima dell'omicidio

Luca De Bonis (a sinistra) e Manuel Millefanti nell'ultima foto scattata poco prima dell'omicidio

Oltrona San Mamette (Como) – “Mi sono sentito minacciato", ha detto. Quando Manuel Millefanti ha alzato la voce, è diventato aggressivo, al culmine di una serata in cui assieme al suo amico Luca De Bonis, 33 anni di Appiano Gentile, aveva bevuto vino rosso e consumato droga. Eroina e cocaina di cui più volte si era rifornito dagli spacciatori nei boschi, andando avanti e indietro dalla villetta di via Marconi 4 a Oltrona, in cui alle 4 di domenica notte ha accoltellato a morte Millefanti, morto a 43 anni dopo essere riuscito a chiedere aiuto alla madre.

Il suo aggressore e amico, rintracciato nel primo pomeriggio di lunedì dai carabinieri, in serata ha deciso di confessare e di raccontare tutto quello che ricordava di quella serata lunghissima, dopo che i militari del Reparto Investigativo di Como, avevano già raccolto una serie di indizi a suo carico, che lo avrebbero comunque condotto in carcere. Ha confermato che in quella casa era arrivato verso le 22.30, come spesso faceva: "Almeno una volta alla settimana ci vedevamo", ha detto. Per tutta la sera, lui e Millefanti hanno parlato e bevuto, ma anche consumato droga che, man mano che finiva, veniva rifornita da De Bonis: il 33enne usciva di casa, si avviava verso il bosco e tornava con un rinforzino. Raggranellava qualche soldo e acquistava. A mezzanotte e mezza, De Bonis posta sul suo profilo Facebook una foto che li ritrae insieme, davanti a uno stuolo di bottiglie vuote, vino e birra: "Per stasera bastano dai… Diciamo di sì", il commento. Hanno le facce soddisfatte lui e Manuel mentre guardano verso l’obiettivo, nell’ultima foto insieme.

L’ultima immagine di Manuel vivo e di Luca libero. Che, ancora di più, ha confermato ai carabinieri che i due erano insieme, che quel "Luca", il cui nome è stato sussurrato per telefono dalla vittima alla madre, era esattamente lui. A un certo punto, secondo il racconto dell’arrestato, la vittima sarebbe però diventata aggressiva, iniziando a gridare. Senza alzare le mani e senza mettere fisicamente in pericolo l’amico, nessuna colluttazione. Ma il suo cambio d’atteggiamento sarebbe stato sufficiente a spingere De Bonis a estrarre dallo zaino un coltello da cucina di medie dimensioni, con cui ha colpito al petto Millefanti. A terra, quando se ne è andato pochi istanti dopo, è rimasta la custodia in plastica di quel coltello, mentre il suo amico iniziava a perdere sempre più sangue. La telecamera di via Dominioni, all’incrocio con la strada che porta verso Beregazzo, lo riprende alle 4.30 che si avvia a piedi. A quel punto De Bonis ha raggiunto l’edificio dismesso in cui dormiva, in una corte di via San Pietro a Beregazzo distante una decina di minuti a piedi, riposandosi per qualche ora e poi lasciando lì il coltello.

“Pensavo di averlo solo ferito" ha detto ai carabinieri e al sostituto procuratore Antonio Nalesso, ma poi qualcuno gli ha mandato un messaggio in cui diceva che il suo amico Manuel era stato ucciso. Ha guardato online, ha trovato conferma. Quando una pattuglia lo ha notato e fermato mentre camminava lungo la Lomazzo-Bizzarone, già sapeva di essersi lasciato alle spalle un omicidio. Eppure, appena portato in caserma come "persona informata sui fatti", di fatto come testimone, ha detto che da via Marconi se ne era andato molto prima, e che non sapeva nulla di quello che era accaduto. Un versione che ha retto poco. In serata, contro De Bonis, c’erano già diversi elementi: le immagini delle telecamere, e la testimonianza della madre della vittima, che aveva ricevuto la telefonata in cui il figlio le diceva "È stato Luca e adesso sta scappando". Ma anche un’altra testimonianza, quella di una conoscente di De Bonis, che la scorsa settimana sarebbe stata da lui rapinata di un coltello da cucina che aveva appena comprato. Esattamente quello che l’arrestato si portava nello zaino e che è stato ritrovato vicino al suo giaciglio, l’arma del delitto.