
Nella trappola del fiume. Pozze, rapide e mulinelli troppi pericoli non segnalati
Il punto dove il Lambro vira improvvisamente verso sud dopo aver sceso la Ravella, poco prima di attraversare l’abitato di Ponte Labro, è una trappola. In paese, ma anche a Erba, Caslino, Proserpio e negli altri comuni del circondario, quasi tutti conoscono la pericolosità dello Zoch Ruman e le storie tristi che lo avvolgono. “Bistundam, “Bistunden” e “Zocch Ruman”, le ampie fosse prodotte dalle acque rapide del fiume Lambro, alla “Fusina” di Pontelambro, al confine con Caslino d’Erba.
Queste sono state le piscine per tanti ragazzi del paese ma anche provenienti dal circondario. Nel dopoguerra e fino agli anni 80 non c’era ragazzo a Ponte Lambro che almeno una volta non si fosse tuffato in queste pozze, la più frequentata è proprio lo “Zocch Ruman”. Uno strano gioco di correnti però, soprattutto in alcune occasioni particolari, trasforma quel bel luogo in un tranello. I pericoli sono crearti dalla diga che viene regolata e che indirizza buona parte dell’acqua nella Roggia Molinara, un canale artificiale che un tempo era l’energia per tante fabbriche. Purtroppo non tutti ricordano le tragedie che si sono verificate lì dentro, e i più giovani, come è accaduto anche martedì pomeriggio continuano ad avventurarsi fra le pozze. Elias Sandani, diciannovenne di Canzo si tuffa e non riemerge fra la disperazione degli amici che danne l’allarme. Viene ripescato ormai senza vita.
Era un pomeriggio caldo, proprio come l’altro giorno, anche il 18 luglio del 1996. Stesso luogo, alcuni ragazzi si dirigono verso la “Bistonda“, un’altra pozza poco più a nord, altri decidono di fare il bagno proprio lì, alla Fusina. Stefano Giupponi, ragazzo di Erba, si tuffa e non riemerge. Un amico si lancia in acqua e nel tentativo di salvarlo rischia di annegare anche lui. Arrivano i vigili del fuoco e l’elicottero. Ma non c’è nulla da fare per Giupponi. Aveva 15 anni. Una tragedia che ha segnato la memoria di tanti nell’Erbese che hanno sempre evitato di tornare lì.
"Si potrebbero mettere dei cartelli per informare della pericolosità di quel luogo, ma sono scettico sulla reale efficacia, perché vorrebbe dire farlo su ogni sentiero di montagna - commenta Ettore Pelucchi sindaco di Ponte Lambro - D’estate si vedono diversi ragazzini che girano lì. Eppure si sa, e soprattutto si vede, che è un luogo pericoloso. C’è una balza di diversi metri, è stretto, angusto e si formano mulinelli, basterebbe il buon senso. Appena più in basso il fiume ritorna calmissimo e ci sono spazi molto belli dove poter fare il bagno".