
Il sindaco Mario Landriscina
Como, 7 febbraio 2018 - «Como è una città accogliente, ma negli ultimi due anni è stata sottoposta a una pressione molto alta a causa dell’arrivo massiccio di migranti, la maggior parte dei quali non sono arrivati per stabilirsi qui, ma per cercare di passare il confine con la Svizzera e raggiungere il Nord Europa».
Una presenza che qualche volta rischia di assumere le dimensioni di un assedio quella dei profughi e i richiedenti asilo nella ricca e ordinata Como, che negli ultimi anni ha conosciuto il fenomeno delle tendopoli, le code di fronte alle mense dei poveri e i dormitori presi d’assalto. Difficile in una cittadina di 86mila persone, il 20% delle quali è comasco e cittadino del mondo perché arrivato qui negli ultimi trent’anni dall’Africa, il Sud America e l’Asia, riuscire a far posto a oltre mille disperati, che in primavera e in estate salgono a duemila, ospitati in un centro di accoglienza straordinaria gestito dalla Prefettura e in una miriade di istituti e strutture in mano a privati e associazioni.
«Como è una città che non conosce il razzismo e finora le associazioni di volontariato hanno saputo mobilitarsi in maniera straordinaria – sottolinea il sindaco, Mario Landriscina – Anche quello spiacevole episodio accaduto prima a fine novembre e che tutti abbiamo condannato nei confronti dei volontari di «Como senza frontiere» è stato provocato da estremisti che non appartengono alla nostra città. Certo che anche l’accoglienza ha bisogno dei suoi tempi, anche perché qui ci troviamo di fronte a un fenomeno sociale e culturale. Sotto pressione non sono i ricchi ma chi vive in periferia e magari fa fatica a tirare la fine del mese riuscendo a rimanere in regola con l’affitto.
È difficile da sindaco spiegare loro che non ci sono più risorse perché ci sono da aiutare i migranti e così la rata dell’affitto non pagato, sulla quale finora avevano chiuso un occhio, adesso è diventata un problema». Una convivenza quella tra comaschi e migranti quasi gomito a gomito in alcuni quartieri come Tavernola e Sagnino. «Abbiamo due serie di problemi, uno è rappresentato dai migranti e richiedenti asilo adulti, che affrontiamo in collaborazione con la Prefettura e poi ci sono i minorenni, la maggior parte dei quali non accompagnati, che spesso ricadono solo sulle nostre spalle. Se a questo aggiungiamo che siamo una città di frontiera e la Svizzera sul tema dell’immigrazione sta tenendo una posizione molto ferma, si comprende come senza valerlo in questi ultimi due anni ci siamo ritrovati in prima linea».