PAOLA PIOPPI
Cronaca

Maxi sequestro di cibo contaminato

Nove tonnellate scoperte dalla Finanza di Como. La merce era destinata alla ristorazione etnica milanese

di Paola Pioppi

Cereali, riso, mais, spezie, patate, legumi, ortaggi e altri prodotti alimentari, la cui provenienza era stata alterata. Spacciati per originali provenienti dal Perù, quando erano invece etichettati falsamente, ma anche contaminati da vermi e insetti. Un totale di nove tonnellate di cibo e bevande alcoliche, sequestrato dai Baschi Verdi della Guardia di finanza di Como, in un magazzino di Cologno Monzese. L’accertamento è partito da Como, dove erano in corso verifiche a carico di una società, sospettata di violazione delle accise, imposte che gravano sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo.

Da qui, attraverso l’esame dei documenti contabili, i militari sono risaliti al fornitore, ottenendo dalla Procura di Como un decreto di perquisizione, che ha portato la Sezione Operativa Pronto Impiego ad accedere al magazzino. Hanno così scoperto che la merce veniva riconfezionata in sacchetti con specifica etichetta "Origine Perù", nonostante la reale provenienza da Paesi diversi, inducendo così in errore il consumatore sull’origine e sulle qualità del prodotto. Sacchi di prodotti alimentari destinati al settore della distribuzione per la ristorazione etnica in tutto il territorio nazionale in particolare alle numerose comunità di latinos, la cui presenza è forte soprattutto nell’hinterland milanese. La merce, oltre ad avere modalità di conservazione fuori norma, era trattata in locali con scarse condizioni igienico sanitarie, mentre nei luoghi di manipolazione degli alimenti sono stati trovati solventi tossici. Infine gli operai erano privi di dispositivi di protezione e di sanificazione previsti dalla normativa anti Covid e la merce presentava all’interno molteplici agenti contaminanti: per la precisione, vermi e insetti. Aspetti sui quali è stato richiesto l’intervento dell’Azienda Sanitaria. Infine sono state trovate oltre 1800 bottiglie di rum, vodka e birra, importate da paesi extraeuropei sulle quali non erano state pagate le accise in Italia. Le contestazioni finali nei confronti del responsabile, da parte della Gdf, sono state frode in commercio, cattivo stato di conservazione di prodotti alimentari, sottrazione al pagamento delle accise sulle bevande alcoliche e inosservanza della normativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.