Mariano Comense, la rabbia dei lavoratori: "Fino all’ultimo hanno negato tutto"

I dipendenti della Sherwin Williams sono stati licenziati lunedì dalla multinazionale delle vernici

Crisi alla multinazionale delle vernici

Crisi alla multinazionale delle vernici

Mariano Comense (Como), 28 agosto 2020 - Non poteva esserci peggior rientro dalle ferie per i lavoratori della Sherwin Williams di Mariano Comense, tutti licenziati o quasi dalla multinazionale delle vernici che semplicemente ha deciso di chiudere il suo stabilimento in Lombardia ritenendolo non più strategico. «Sono stati irremovibili, per loro siamo solo dei numeri e ce l’hanno dimostrato – non riesce a trattenere l’amarezza Biagio Giordano, come tanti suoi colleghi impiegato qui da una vita –. Pensare che fino all’ultimo ci hanno illuso dicendoci che andava tutto bene e settembre la produzione sarebbe ripresa». 

«Poi lunedì 24 agosto è arrivata senza alcun preavviso la comunicazione della chiusura. Ognuno di noi ha una famiglia da mantenere, ma ai signori della Sherwin Williams questo non importa». L’azienda aveva chiuso i battenti lo scorso marzo quando uno dei lavoratori era risultato positivo al Covid, poi è rimasta chiusa anche nei mesi successivi nonostante per il tipo di produzione avrebbe potuto riaprire già durante la fase di lockdown.

«Hanno preferito concentrare la produzione a Pianoro, nella sede principale che conta oltre 300 dipendenti, ma anche lì le linee hanno funzionato al 50% – spiega Simone Angeli –. Qui ci hanno messo tutti in cassa integrazione, ma fino all’ultimo hanno garantito che l’attività sarebbe ripresa. Purtroppo le cose sono iniziate ad andare male nel 2015 quando un incendio ha distrutto gli impianti e il magazzino. Noi operai abbiamo lavorato per un anno in trasferta a Bologna mentre qui si ricostruiva tutto, ma le cose non sono mai tornate come prima. Poi è arrivato il Covid a dare il colpo di grazia». Su 42 dipendenti si salveranno solo un paio di impiegati in telelavoro e i commerciali, ma per i 35 tecnici e operai il destino è segnato. 

«Abbiamo chiesto che ai lavoratori vengano riconosciute 24 mensilità, come sostegno congruo alla perdita del posto di lavoro - spiega Carlotta Schirripa segretario generale della Femca Cisl -, l’esodo volontario di quei lavoratori che fossero disposti eventualmente a trasferirsi a Pianoro (ipotesi riconosciuta percorribile dall’aziena per non oltre il 10% dei dipendenti, ndr) e poi che l’azienda accompagni, a sue spese, i lavoratori in percorsi di formazione e di ricerca del lavoro per agevolarne il ricollocamento sul territorio».

Oggi si torna a trattare, ma gli operai da ieri sono in presidio di fronte all’azienda per assicurarsi che nessuno svuoti il magazzino o sposti le linee prima che un’intesa venga raggiunta.