C’è chi le chiese le frequenta per devozione. C’è chi con i preti intrattiene rapporti di confronto che arrivano, nel caso di un fedele, alla confessione dei propri peccati in attesa di un perdono. C’è chi al contrario i sacerdoti li percepisce come prede, forse per via della loro vocazione caritatevole verso il prossimo.
In quest’ultima categoria rientra di diritto un 53enne italiano, che non ha esitato a fare irruzione nella chiesa di Cesate – dove, tra l’altro, era in corso una funzione – e a minacciare il parroco per ottenere dei soldi. Inutile dire che il soggetto in questione fosse in evidente stato di alterazione da sostanze stupefacenti.
Così sono scattati i domiciliari. Ma non è bastato perché il signore in questione si è presentato un’altra volta dal parroco del Comune dell’hinterland milanese chiedendogli sempre dei soldi, come se fosse un bancomat. Errare è umano ma perseverare è diabolico, così per il 53enne si sono aperte le porte del carcere con le accuse di tentata estorsione aggravata ed evasione.
Chissà se qualche settimana in cella servirà al 53enne per ravvedersi e una volta lasciato il carcere, presentarsi dal parroco per chiedere scusa e ottenere il perdono che merita qualsiasi pecorella smarrita. O le favole a lieto fine siamo ormai costretti a leggerle solo nei Vangeli?