Lupo a rischio “declassamento“: "Deve restare una specie protetta"

L’appello del naturalista dopo l’annuncio della Commissione Europea

La Commissione Europea ha annunciato di volere allentare le norme di tutela, che 50 anni fa hanno salvato il lupo. "Il declassamento che motivi ha? Prendiamo in esame il branco del Tonale, quello che meglio conosco: non ha mai attaccato l’uomo – spiega Fausto Bariselli (nella foto), naturalista per passione e fotografo –. Il carattere lo preserva dall’aggressività verso l’uomo, perché non si fida, ne ha paura. Quando io vedo il branco, che pare avermi accettato, resto alla distanza che impone, non mi avvicino quanto voglio".

Eppure, nonostante le rassicurazioni di Bariselli, che sul lupo in Valcamonica e specie sul branco stanziale del Tonale ha scritto un libro, sembra che molti non tollerino la presenza sui monti italiani, anche se non ci hanno mai avuto a che fare.

"Parliamo di green e sostenibilità – sottolinea Bariselli –. Accettare l’idea che la montagna non è solo di proprietà dell’essere umano è sintomo di sostenibilità. L’idea di sfruttare la terra, eliminando eventuali competitors che vivono nel territorio come il lupo, non è sostenibile. L’eventuale declassamento del lupo a specie non protetta sarà l’ennesima occasione mancata. È più facile contenere la specie, che mettere un campanellino allo zaino per avvertire della nostra presenza e far fuggire il lupo, che a noi non è interessato".

Nel parco dello Stelvio sono diversi gli addetti che ne studiano la presenza. Quattro i branchi segnalati, anche se vari sono gli esemplari raminghi che si vedono altrove, come ultimamente a Monte Campione. "Il lupo ha abbastanza prede naturali – spiega Bariselli – spiace se a volte ci incappano degli animali domestici. Le percentuali sono però bassissime rispetto al numero di animali domestici, che possono godere della guardiania di cani specializzati, recinti e stalle, dove si trovano per esempio in questo momento protetti dal freddo, curati dai proprietari".

Sulle alpi lombarde sono state raccolte 10mila firme per limitarne la presenza. Per la maggiore sono gli allevatori, che si sentono lesi. "Il numero dei lupi non è in crescita – rimarca Bariselli – i grandi predatori si spostano anche di oltre 50 chilometri in una notte: spesso su monti, regioni e province diverse, si vede lo stesso esemplare. Sicuramente serve attenzione, ma verso la sostenibilità e la convivenza".

Milla Prandelli