PAOLA PIOPPI
Cronaca

Lite finita in omicidio: Luca De Bonis ha inferto all’amico Manuel Millefanti una coltellata per uccidere

Oltrona San Mamete, depositate dal giudice le motivazioni della condanna a 16 anni. Non fu evento preterintenzionale né tantomeno legittima difesa

Manuel Millefanti è stato ucciso il 22 gennaio dello scorso anno dall’amico uca De Bonis

Manuel Millefanti è stato ucciso il 22 gennaio dello scorso anno dall’amico uca De Bonis

Oltrona San Mamete (Como) – La coltellata sferrata al petto di Manuel Millefanti non poteva non recare la volontà di poterlo uccidere, e l’accettazione di tale evento”.

Su questa considerazione, si basa la decisione del Gup di Como Walter Lietti, di condannare per omicidio volontario Luca De Bonis, escludendo la possibilità che la morte dell’amico Manuel Millefanti, con cui aveva trascorso la serata, fosse da qualificare come un evento preterintenzionale. La vittima, 43 anni di Oltrona, era stata raggiunta da una coltellata al cuore il 22 gennaio dello scorso anno, all’interno della sua casa di via Marconi 4. A ferirlo a morte dopo una discussione era stato il suo amico Luca De Bonis, 35 anni di Appiano Gentile, arrestato poche ore dopo l’omicidio, e condannato a 16 anni di reclusione il 29 gennaio, con rito abbreviato.

Ora sono state depositate le motivazioni della sentenza, che ha escluso la richiesta del difensore di De Bonis, l’avvocato comasco Fabrizio Natalizi, di riqualificare il delitto come omicidio preterintenzionale, riconoscendo all’imputato la volontà di ferire ma non di uccidere, o di eccesso di legittima difesa, in quanto che De Bonis aveva sostenuto di essersi difeso per paura di un’aggressione da parte della vittima. In merito a quest’ultima ipotesi, “l’azione ipoteticamente aggressiva di Millefanti si era già esaurita – scrive il giudice – e in quel momento non si stava difendendo, ma reagendo in modo ritorsivo a un attacco già terminato”. Inoltre, “la vittima non aveva usato alcuna arma e inferto lesioni all’imputato”. De Bonis quindi, “non ha agito perché aggredito dal Millefanti”.

In merito alla volontà omicidiaria, il giudice sottolinea che “l’imputato colpì il suo avversario in pieno petto, con un fendente tanto forte da trapassare la costola e raggiungere in profondità il cuore. Il fendente fu unico, ma sufficiente a provocare nel Millefanti conseguenze letali”. Inoltre “se la volontà fosse stata solo quella di ferire, lo avrebbe subito soccorso anziché allontanarsi”. Tuttavia il “comportamento collaborativo di De Bonis con gli inquirenti, prima consentendo il ritrovamento del coltello e poi con la confessione – prosegue il giudice – consente di riconoscere le attenuanti generiche”.