Danni alla lapide del Duce: perquisito Cecco Bellosi, ex Potere Operaio

Il 75enne è direttore della comunità di recupero il Gabbiano: “Ho tolto i fiori, ma non ho danneggiato la teca che comunque considero apologia di fascismo”. Poi annuncia di volersi difendere da solo

Perquisito con l’accusa di aver danneggiato la lapide di Giulino di Mezzegra in cui sono custodite le foto di Benito Mussolini e di Claretta Petacci, che nella piccola località sul lago furono fucilati il 28 aprile 1945. Il provvedimento ha riguardato Cecco Bellosi, 75 anni, direttore della comunità il Gabbiano, una onlus impegnata in iniziative per il recupero dei tossicodipendenti. Bellosi in gioventù è stato esponente del gruppo di estrema sinistra Potere Operaio ed è stato condannato per banda armata e rapina. L’accusa che gli muove la procura di Como per la vicenda della teca con le foto del duce e della sua compagna è danneggiamento aggravato.

Ammissione e smentita

La notizia della perquisizione è stata data dall’ufficio stampa de Il Gabbiano e confermata dallo stesso Bellosi, che ha raccontato di aver "tolto i fiori che erano stati messi su quella lapide da una squadra di fascisti". Nega, invece, di avere danneggiato la lapide che dice di considerare "apologia di fascismo".

"Invece di perseguire i fascisti, si mettono alla caccia degli antifascisti. Mi hanno anche sequestrato il telefono. Sono antifascista e comunista dall'etaà di 15 anni. E ne ho settantacinque - scrive -. Bene, prendo atto che esiste un nuovo reato: l'antifascismo".

La nota de Il Gabbiano

Nella nota si legge che "cinque carabinieri si sono presentati presso l'abitazione di Cecco Bellosi con un mandato di perquisizione firmato dal sostituto procuratore Simone Pizzotti di Como, con anche la disposizione di sequestrare il telefono”.

Conclusa la perquisizione, prosegue il comunicato, “ è stato chiesto a Cecco se voleva fare una dichiarazione e Cecco ha fatto mettere a verbale che rivendica il fatto di avere strappato i fiori che quella notte una squadraccia di fascisti aveva messo su quella lapide. Per questo – è la chiusura – non intende avvalersi né dell'avvocato d'ufficio che gli è stato messo a disposizione, né di un avvocato di fiducia ma intende difendersi da solo".

La commemorazione neofascista

Anche quest'anno il 28 aprile, come accade da diversi anni, a Giulino di Mezzegra, si è svolta una commemorazione di Benito Mussolini, Claretta Petacci e dei i gerarchi fucilati sul lungolago. In risposta, come da tradizione, si è mobilitato il coordinamento antifascista comasco per organizzare un presidio di protesta a Dongo.

La teca con le foto di Mussolini e Petacci è deposta a sul cancello di Villa Belmonte dove avvenne la fucilazione.