LAURA DE BENEDETTI
Cronaca

"La vita delle persone è ’unica’ . Io, celebrante laica, la racconto"

Paola Minussi, dopo lo “sbattezzo“, organizza cerimonie per unioni civili o eventi, in luoghi speciali, “ad memoriam“ delle persone che sono decedute

Paola Minussi

di Laura De Benedetti

Ci sono le cerimonie di commiato, tanto più richieste ora che la pandemia ha impedito la celebrazione dei funerali, ma anche i matrimoni, i benvenuti ai nuovi nati o ai figli adottivi, i riti di passaggio come i diciottesimi compleanni o la ritrovata libertà dopo un divorzio.

Paola Minussi, 50 anni, di Como, celebrante laica, viene contattata dalle famiglie, raccoglie le loro testimonianze attraverso lettere, dialoghi, immagini, ed elabora storie di vita da raccontare durante l’evento, racchiuse infine in un libretto di ricordo.

"Come musicista - spiega Minussi, che insegna Chitarra classica all’Accademia di Basilea - da giovane suonavo spesso ai matrimoni e ogni tanto mi occupavo della ‘regia’ dell’evento. Ma a spingermi a diventare celebrante è stato, nel 2013, il funerale di mio papà: ho udito parole impersonali e fredde. Volevo che nessuno provasse lo stesso senso di desolazione, e potesse celebrare i momenti importanti della propria vita, lieti o tristi, nella loro unicitá. Il primo passo è stato lo sbattezzo, ossia la richiesta formale alla Diocesi di lasciare la chiesa Cattolica. Poi nel 2017 mi sono accreditata come celebrante presso l’Uaar (Unione Atei). Da allora celebro un paio di riti al mese, spesso bilingui. A richiederli con più frequenza sono infatti svizzeri, tedeschi o inglesi: essere sul lago di Como aiuta ed io parlo inglese, tedesco e portoghese".

Come mamma adottiva (una figlia di 16 anni, dell’India, e uno di 11) Minussi spiega l’importanza delle cerimonie di benvenuto, "specie per i bambini che arrivano in Italia dall’estero, coi loro vissuti e tradizioni", ma anche delle unioni laiche "in cui le coppie sono impegnate a scriversi le promesse", e delle celebrazioni funebri che, nell’anno della pandemia, sono diventate "ad memoriam".

"Sono quelle che preferisco perché alleviano il dolore di chi resta e si raggiungono sempre momenti molto intensi - afferma la celebrante -; inoltre non devi fare tutto nell’arco di 48 ore, come per il commiato canonico. Ricordo lo scorso settembre, in un bellissimo scenario montano sopra Sondrio, la commovente commemoriazione, voluta dalle nipoti, di una donna morta ad aprile, con le sue foto appese con dei fili tra i rami degli alberi: lei si era molto prodigata per gli altri e i familiari le hanno voluto restituire l’amore ricevuto. Rimandate per la pandemia anche molte unioni civili: in autunno avrò un evento ogni fine settimana, in ville sul lago".