PAOLA PIOPPI
Cronaca

Irruzione skinhead al Chiostrino di Como: al via il processo per violenza

Sono tredici gli imputati per l’aggressione e dodici parti civili fra i volontari dell’associazione

L’immagine diventata celebre dell’irruzione del gruppo di neofascisti

Como, 7 novembre 2020In tredici a processo con l’accusa di violenza privata, per l’incursione che era avvenuta la sera del 28 novembre 2017, mentre era in corso una riunione del movimento Como Senza Frontiere all’interno del Chiostrino di Santa Eufemia, in centro città. I militanti del Veneto Fronte Skinheads, avevano obbligati i volontari a rimanere in silenzio, e ad ascoltare la lettura di un comunicato, che stigmatizzava l’attività di assistenza ai migranti portata avanti dall’Associazione. Ieri, davanti al giudice Alessandra Mariconti, si è svolta la primissima udienza a carico di Moreno Caccia, 45 anni di Faloppio, ritenuto l’organizzatore di quell’iniziativa, Dario Licotti, 40 anni di San Fermo della Battaglia e Paolo De Lazzer, 46 anni di Como, unici tre comaschi identificati dalla Diogs.

Assieme a loro sono a processo William Reccagni, 46 anni di Concesio, Maximilian Tinelli, 38 anni di Rossiglione-Genova, Ivan Sogari, 32 anni di San Benedetto Po, Alfredo Emanuele Meroni, 42 anni di San Giorgio Piacentino, Alessandro Magnoni, 53 anni di Cassano Magnago, Thomas Imprezzabile, 34 anni di Piacenza, Giorgio Gardella, 35 anni di Montebruno-Genova, Manuel Foletti, 32 anni di Piacenza, Luca Bellini, 41 anni di Castel Goffredo-Mantova, e Federico Aradori, 27 anni di Ospitaletto. Assistiti dall’avvocato Gianluca Giovinazzo, si sono costituiti parte civile 12 dei 13 volontari di Como Senza Frontiere, due dei quali presenti ieri, annunciando inoltre che anche alcune associazioni del territorio chiederanno di entrare nel processo, come ulteriori parti civili. Il sostituto procuratore di Como Simona De Salvo, ha chiesto il processo con l’accusa di violenza privata aggravata in concorso, ma ieri le difese dei tredici imputati, hanno sollevato un problema legato alla mancata notifica della fissazione dell’udienza ad alcuni imputati. Il processo è stato rinviato a inizio dicembre per verificare l’effettiva mancanza di tali notifiche, ed eventualmente integrarle, poi si inizieranno a sentire i testimoni, partendo dagli investigatori della Digos che hanno identificato i tredici. Nessuno dei quali era presente ieri.