
L’indagine della Dda culminò nel maggio dello scorso anno con l’esecuzione di 25 custodie cautelari in carcere e altre cinque misure cautelari
Richieste di condanna per quasi 185 anni di carcere nel processo in corso davanti al Gup di Milano con rito abbreviato, a carico di 19 imputati dell’indagine Hocus Pocus, condotta dalla Squadra Mobile di Como, e coordinata dal sostituto procuratore della Dda di Milano Sara Ombra. A maggio dello scorso anno, erano state eseguite 30 misura cautelari, 25 delle quali in carcere, a carico di soggetti appartenenti a due diversi gruppi. Il primo attivo nella zona dell’Erbese, e concentrato quasi esclusivamente sullo smercio di droga, con una rilevante disponibilità di armi, monitorato a partire dal 2020: fino a 200 cessioni al giorno, un’organizzazione che faceva riferimento a Luigi Vona, 71 anni di Valbrona, già condannato a 10 anni nell’operazione Crimine-Infinito del 2010 in quanto riconosciuto capo della locale di ‘ndrangheta di Canzo: per lui sono stati chiesti 18 anni di carcere, già al netto dello sconto previsto dal rito abbreviato.
Accanto a lui, Vincenzo Milazzo 39 anni di Canzo, ritenuto il vero imprenditore dello smercio di droga, che si garantiva la fedeltà dei suoi "operai" attraverso lo "stipendio fisso", ma anche la difesa legale in caso di arresto e sostegno economico alle famiglie, per il quale ora sono stati chiesti 20 anni di condanna. Stesso gruppo di cui facevano parte, tra gli altri, Querina De Gennaro, 33 anni di Ponte Lambro, moglie di Milazzo, per la quale sono stati chiesti 8 anni, e Laura Colantuono, 34 anni di Erba, stessa pena, 10 anni per Leonardo Potenza, 49 anni di Asso, e 7 anni 4 mesi per Giuseppe Lattuca, 38 anni di Erba.
Il secondo gruppo, le cui attività partivano ancora dallo smercio di droga, faceva capo a Marco Bono, 49 anni di Cadorago, punto di riferimento di un traffico la cui base logistica era il distributore di benzina Get Oil di Cislago. Per lui il pm ha chiesto 28 anni di carcere anche per imputazioni di armi, estorsione, e reati economici, come l’acquisto fraudolento di carburante, l’ottenimento di fidi rimasti insoluti. O ancora l’usura ai danni di imprenditori che avevano bisogno di liquidità non ottenuta da canali legali, con tassi che potevano raggiungere il 10 per cento a settimana. Tra gli altri del gruppo, per Vincenzo Pesce, 27 anni di Rosarno, sono stati chiesti 12 anni, 8 anni per Stefano Cutrì, 28 anni di Uboldo e Pasquale Guerrisi, 58 anni di Nerviano. Gli altri imputati dell’indagine hanno scelto riti alternativi.