
L'indagine è della Guardia di Finanza
Luisago, 25 gennaio 2025 – A due anni da principale filone di indagine, sfociato in misure cautelari per frodi fiscali, la Guardia di finanza di Como, seguendo una serie di ulteriori accertamenti, ha eseguito un sequestro preventivo di beni per un totale di 2 milioni e 300mila euro.
L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore di Como Simona De Salvo, ha coinvolto 12 aziende e 22 persone fisiche, residenti in Lombardia, 6 delle quali nella Provincia di Como, oltre che Piemonte e Calabria.
Il meccanismo
Il meccanismo adottato replica quanto già emerso nella prima fase delle indagini, basato su un sistema di fatture per operazioni inesistenti, che coinvolgeva una rete di cooperative, i cui referenti sono stati nel frattempo condannati.
Ma ora i militari hanno indagato su un nuovo fronte, imprese con sede legale in diverse regioni d’Italia, direttamente gestite dai materiali esecutori della frode in uffici prima di Luisago e poi a Cadorago.
Servizi di pulizia
Il meccanismo di evasione si basava sulla sovra fatturazione dei servizi di pulizia, facchinaggio, trasporto e logistica, resi da due società comasche a loro clienti compiacenti che potevano così beneficiare, indebitamente, di maggiori costi e di una maggiore Iva a credito.
A fronte del pagamento, tramite bonifico, delle fatture emesse, infatti, gli amministratori di fatto delle due imprese lariane, provvedevano a prelevare denaro contante dai conti aziendali che veniva restituito agli imprenditori destinatari delle fatture. Questi ultimi potevano così abbattere il reddito da sottoporre a tassazione, a fronte di costi in realtà mai sostenuti, disporre di un maggiore credito Iva e di ingenti somme di denaro contante da destinare ad acquisti non tracciati.
Durante le operazioni, sono state trovate notevoli quantità di denaro contante nascoste in borse, assieme ad agende e dispositivi informatici, in uso agli ideatori della frode, contenenti annotazioni delle restituzioni di denaro contante.
Il danno
L’ammontare delle restituzioni di denaro contante sugli importi “gonfiati” delle fatture fittizie, è stato quantificato in oltre 3 milioni e mezzo di euro, su circa 17 milioni di euro di prestazioni fatturate. Il giudice ha quindi disposto il sequestro preventivo dei beni per equivalente.