
Mario Secchi l’ultimo degli organizzatori della prima edizione nazionale della Festa dell’Unità tenutasi a Mariano Comense Morì nel 2012
Mariano Comense (Como), 1 settembre 2025 – Il 2 settembre del 1945, tra macerie ancora calde della Seconda guerra mondiale, una cortina di ferro che era ancora di là da venire, in località Fornaci, a cavallo con Lentate sul Seveso, in boschi che esistono ancora e idee che si sono perse nel tempo, si tenne la prima Festa dell’Unità nazionale. Un brand allora sconosciuto (la parola nemmeno esisteva) destinato invece ad avere un successo in grado, in ottanta anni di edizioni in tutto lo Stivale, di superare dottrine e rifondazioni.
La mutazione
Qui, in piena Brianza, dove tra botteghe e capannoni la Lega trionfa a mani basse da decenni, l’ottantesimo dalla “Festa di popolo per l’Unità”, come titolò il giornale del Pci con un articolo firmato da Gian Carlo Pajetta, sarà ricordato, anche se un po’ in sordina. Gli ospiti principali saranno comunque big nazionali: Pier Luigi Bersani, ospite venerdì alle 21, e il giorno dopo alla stessa ora la segretaria Elly Schlein.

Ispirazioni parigine
Niente, comunque, rispetto alla “Grande Scampagnata dell’Unità”, come vennero intitolate quelle giornate, considerato che a pochi mesi dalla fine dell’occupazione nazifascista, con un lutto in quasi tutte le famiglie, di fare festa nessuno aveva voglia. Nata da un’idea degli esuli comunisti che l’anno prima avevano partecipato a Parigi alla festa de L’Humanité, sin dalla prima edizione ebbe tutti gli ingredienti destinati ad accompagnarla sino a oggi. Dibattiti – meglio, comizi, come si diceva allora – con gli esponenti del partito (toccò a Giorgio Amendola Emilio Sereni, Cino Moscatelli, lo stesso Pajetta, Luigi Longo e a un inviato del calibro di Elio Vittorini raccoglierne i pensieri), conditi con “salamelle e vino”, come ricordava Mario Secchi, l’ultimo degli organizzatori morto a 88 anni nel 2012.
Con i camion da Bari
“Arrivarono migliaia di persone – raccontava – con i camion, perché di pullman non ne esistevano, persino da Bari”. Oggi sarà diverso, ma anche un po’ uguale: per ogni piatto ordinato sarà donato un euro “a sostegno della popolazione di Gaza”. Insomma, la guerra c’era nel ’45 e c’è ancora oggi.