Dallo spaccio alla finanza: la rete si è allargata

Indagare sullo smercio di droga, che rimane sempre una attività centrale per garantirsi guadagni ingenti all’interno delle associazioni criminali, ha...

Dallo spaccio alla finanza: la rete si è allargata

Dallo spaccio alla finanza: la rete si è allargata

Indagare sullo smercio di droga, che rimane sempre una attività centrale per garantirsi guadagni ingenti all’interno delle associazioni criminali, ha consentito alla polizia di far emergere anche una serie di illeciti economico finanziari, che vengono ora attribuiti a Marco Bono, 49 anni di Cadorago, gestore di un distributore di benzina a Cislago, utilizzato anche per lo spaccio di stupefacenti.

Assieme ad altri due arrestati – Giovanni e Giacomo Pirrottina, 57 e 30 anni, di Pistoia, finiti in carcere – avrebbe utilizzato società di comodo, intestate a prestanome e prive di qualsiasi reale operatività ma, al contrario, utilizzate solo per scopi illeciti, mettendo in campo quasi tutti i possibili reati economici: intestazioni fittizie di beni, formazioni fittizie di capitali sociali, falsi in bilancio, emissioni di fatture per operazioni inesistenti, truffe e appropriazioni indebite. Le società utilizzate erano sostanzialmente due: la Forom srl e la Gr Energy, intestate a prestanomi. Con queste società, è stato documentato dalle indagini l’acquisto di "ingenti quantitativi di carburante da importanti società petrolifere e da aziende minori, anche utilizzando le carte carburante", come scrive il Gip nell’ordinanza che li ha condotti in carcere. Sono inoltre stati ottenuti fidi per decine di migliaia di euro, generando debiti rimasti insoluti, oltre a ottenere finanziamenti a titolo di mutui. Infine, anche false assunzioni, per appropriarsi indebitamente delle indennità di disoccupazione. Corposo è anche il capitolo che riguarda l’usura, in cui ancora compaiono i nomi di Bono e dei due Pirrottina. In un caso, a fronte di un prestito di 50mila euro a un imprenditore, erano stati applicati interessi mensili di oltre il 16 per cento. Gli interessi erano stati pretesi con violenza e minacce, facendo firmare assegni ripetute, fino a spingerlo a terra e picchiarlo "ferocemente" all’interno della sua azienda, a novembre 2020.

Paola Pioppi