
La nipote Arianna Mazzotti con la sindaca dei ragazzi Beatrice Bellei e il sindaco Mauro Caprani
Erba (Como) – “Diciotto anni! Finalmente ho diciotto anni. Adesso potrò prendere la patente, fare quello che mi pare e fare tutti i programmi per il futuro. E per questo ho festeggiato con amici e parenti. Mi sono divertita un mondo! Mi hanno fatto un bel discorso, dicendo che sono sempre stata una persona solare, gentile e gioiosa e che ogni volta che entro in una stanza la illumino. Ma purtroppo adesso si è fatto tardi e devo tornare a casa. A casa torno con i miei due amici Carlo ed Emanuela. Siamo felici e spensierati. Ma degli uomini mascherati e misteriosi si avvicinano a noi. Che cosa succede?”.

Era il 30 giugno 1975. Cristina Mazzotti è stata la prima donna, o meglio prima ragazza, a essere rapita e uccisa dalla mafia. A 50 anni di distanza si sta svolgendo a Como il processo agli esecutori del sequestro e ieri, con una cerimonia toccante, alla quale hanno partecipato anche il fratello Vittorio, la sorella Marina e Arianna Mazzotti, nipote di Cristina, le è stato intitolato il parco di Crevenna, frazione alta di Erba. Presenti anche il sindaco Mauro Caprani e altre autorità. Nell’area verde di via Foscolo ognuno potrà conoscere e approfondire la storia della ragazza grazie a un pannello nel quale gli ultimi istanti di libertà di Cristina vengono raccontati in prima persona.
“Mi piace pensare che chiunque passerà di qui penserà alla storia di Cristina e rifletterà su quanto le è successo e se la prenderà un po’ nel suo cuore”, ha detto Arianna Mazzotti. Una cerimonia che arriva il giorno dopo l’intitolazione di un’aula del Liceo “Giosuè Carducci” di Milano, che Cristina aveva frequentato.
“Il Consiglio di Istituto del liceo ha deciso di intitolare un’aula per ricordare la nostra sfortunata studentessa, che ha dato anche il nome al gruppo del liceo aderente a “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. Il presidio è composto da studentesse e studenti che si riuniscono per approfondire e discutere temi legati alla criminalità organizzata. Uno degli obiettivi principali è proprio quello di mantenere viva la memoria di Cristina e di raccontarne la storia, divenuta il simbolo di una giovane vita spezzata dalla crudeltà delle mafie, nella loro continua e spietata ricerca di profitto”.