
COMO
di Roberto Canali
"Un disastro occupazionale dalle proporzioni bibliche". Così Salvatore Monteduro, segretario generale della Uil del Lario, descrive la situazione dell’occupazione sul Lario in ginocchio nonostante il blocco dei licenziamenti. Se è vero che gli imprenditori, almeno per ora, non licenziano è altrettanto vero che non assumono con il risultato che, nei primi 9 mesi dell’anno, gli avviamenti sono diminuiti a dismisura penalizzando i rapporti di lavoro a tempo determinato.
Nei primi 9 mesi del 2019 in provincia di Como le assunzioni erano state 53.470 mentre quest’anno sono precipitate a 43.229, pari a un saldo negativo di 10.241 posti di lavoro, il 23,7% di occupati in meno. Non è andata meglio a Lecco dove a fronte dei 27.730 lavoratori assunti da gennaio a settembre del 2019 quest’anno le assunzioni sono state 22.792, con un calo del 21,6% pari a 4.934 posti di lavoro in meno. Il blocco dei licenziamenti ha congelato il mercato del lavoro e la riprova la si può avere confrontando i dati sulle cessazioni, che spesso riguardavano i contratti a termine applicati soprattutto nel settore turistico. Nel 2019, da giugno a settembre, le cessazioni in provincia di Como erano state 17.549, quest’anno 11.362, il 54.5% in meno, mentre a Lecco a fronte dei 9.876 lavoratori che hanno avuto la disdetta del contratto nell’estate del 2019 quest’anno si è passati a 8.239 con un calo del 19,9%. Nel terzo trimestre il saldo tra avviamenti e cessazioni è positivo sia a Como sia a Lecco, rispettivamente con +6.361 e -1.419.
"Un dato solo all’apparenza positivo – spiega Salvatore Monteduro -. Purtroppo l’ultimo trimestre che sta per concludersi, con i mesi di ottobre e novembre interessati da nuovi parziali lockdown delle attività produttive, non fa ben sperare rispetto alla situazione occupazionale. Una conferma è già arrivata dall’aumento della richiesta di ore di cassa integrazione nel mese di ottobre". A Como le richieste sono aumentate del 62,4% nell’arco di un solo mese, da settembre a ottobre, a Lecco nello stesso periodo sono più che raddoppiate schizzando a +244,9%.
"Gli ammortizzatori sociali hanno evitato un disastro occupazionale maggiore di quello già evidente, questi strumenti e tutele devono continuare fino a quando persiste l’emergenza pandemica, se si vuole evitare una crisi sociale epocale".