
Una delle proteste a Campione d'Italia
Campione d’Italia (Como) 29 giugno 2019 - Alla fine l’ha spuntata il commissario prefettizio Giorgio Zanzi, mandato a Campione d’Italia con il compito preciso di rimettere in piedi il Comune che l’anno scorso ha dichiarato il default. Un’impresa già abbastanza disperata, ma del tutto impossibile senza rimettere mano alla pianta organica sulla quale pesava la spada di Damocle della mobilità avanzata dall’allora sindaco Roberto Salmoiraghi. Un taglio drastico ben 86 dipendenti su 102 complessivi, salvando solo quelli previsti in base a una proporzione numerica dalla normativa che si applica ai Comuni che hanno dichiarato default. I sindacati, che hanno presentato ricorso prima al Tar di Milano e poi a quello del Lazio hanno sempre sostenuto che un’interpretazione stretta della norma non fosse applicabile a Campione d’Italia in virtù del suo status di ex clave, con l’obbligo per il Comune di dover garantire agli abitanti una serie di servizi che nel resto d’Italia sono a spese dello Stato.
Alla fine si è pronunciato il Consiglio di Stato che ha riconosciuto il ricorso presentato dal commissario annullando l’ordinanza del Tar del Lazio che aveva sospeso i tagli fino a novembre, in attesa della discussione sul merito. I giudici hanno evidenziato che deve «essere data prevalenza, nelle more della definizione della controversia nel merito, a quello pubblico alla migliore gestione delle risorse economiche nell’interesse della collettività, a fronte della mera attivazione della procedura di mobilità a carico del personale in eccedenza». In virtù dell’accoglimento dell’appello i giudici hanno respinto «l’istanza cautelare proposta in primo grado», con il risultato che i licenziamenti dei dipendenti comunali da ieri a Campione sono diventati effettivi.
«Una decisione che mi addolora moltissimo - spiega l’ex sindaco di Campione d’Italia, Maria Paola Mangili in Piccaluga - Da parte mia, mai sarei arrivata a mettere in discussione il numero dei dipendenti comunali. Tant’è che a sua tempo avevo tagliato dell’8,33% lo stipendio di tutti. Purtroppo, per questioni meramente politiche, in 36 avevano presentato ricorso, fermando la realizzazione di quello che era il nostro obiettivo: tutto il paese doveva fare sacrifici, così da consentire che la comunità e Campione restassero in piedi». Secondo l’ex sindaco la politica sarebbe dovuta intervenire per tempo, senza delegare la decisione ai giudici. «È vero che in caso di dissesto i Comuni devono adeguare il numero di dipendenti alle norme di legge, ma la politica avrebbe dovuto tenere conto della collocazione geografica di Campione e dei rapporti internazionali di questo ente».