FEDERICA PACELLA
Cronaca

Pride da record a Brescia: 15mila sfilano per le strade: “Non è folklore, ma memoria, lotta e rivendicazione”

Mai così tanti alla manifestazione. La sindaca Laura Castelletti: “La libertà è una conquista”. Il popolo LGBTQ+: “Ancora urgente combattere per la giustizia sociale”

Brescia Pride, Brescia 6 settembre 2025.Only Crew Fotolive Filippo Venezia

Brescia Pride, Brescia 6 settembre 2025.Only Crew Fotolive Filippo Venezia

BRESCIA – Striscioni e polemiche non hanno fermato il Pride bresciano, mai così partecipato come quest’anno: in 15mila hanno sfilato per le strade di Brescia. Colore, anche provocazione, ma soprattutto messaggi di rivendicazione di diritti (quest’anno, le persone trans ne hanno persi, prima volta da 13 anni) e un cambiamento culturale nella quotidianità, perché discriminazioni nel lavoro, a scuola, in famiglia, sono all’ordine del giorno. “Non è folklore da vetrina – hanno spiegato gli organizzatori, riuniti nel comitato Brescia Pride – ma memoria, lotta, rivendicazione”. Come ha ricordato la presidente del comitato, Greta Tosoni, “è ancora urgente manifestare e combattere per la giustizia sociale e l’autodeterminazione”.

Quest’anno il punto riferimento è stato Campo Marte, trasformato in un villaggio capace di accogliere il popolo del Pride, ma anche organizzazioni, associazioni, enti che hanno portato momenti di riflessione su guerra, violenza, inclusione a tutti i livelli (presente la Cgil Brescia, con le barche di carta a ricordare la Global Sumud Flottilla, ma anche Casa delle donne, Pianeta viola, Anda, Arcigay, Medici senza frontiere). Diciannove gli enti che hanno patrocinato la manifestazione: un elenco non scontato, che comprende Università degli Studi di Brescia, Ordine degli psicologi della Lombardia, ma anche numerosi comuni bresciani.

Sul palco, la sindaca di Brescia, Laura Castelletti, sempre presente alle edizioni del Pride bresciano, sin dal 2017. “Campo Marte stasera è un arcobaleno che non chiede il permesso di esistere. Brilla e basta. Oggi siete Brescia”. Ma il Pride serve ancora? “Sì, serve, perché la libertà non è mai un regalo concesso dall’alto, è una conquista quotidiana. E serve perché la differenza tra una democrazia viva e una democrazia spenta sta tutta qui, se c’è spazio per ciascuno di noi, con la propria identità, con il proprio amore, con la propria voce. Se una sola persona si sente esclusa, derisa, abbandonata, allora non abbiamo fatto abbastanza”.

Non si tratta solo di resistenza: “Siamo qui per proporre un modello di felicità, di convivenza, di città. Le città che accolgono, che abbattono i muri, che riconoscono le famiglie sono più forti, più attrattive, più resilienti, più vivibili. Hanno la possibilità di contaminare l’economia con modelli inclusivi, di cambiare la medicina con approcci sensibili ai corpi diversi, di ridisegnare gli spazi perché siano accoglienti, di liberare l’educazione da standard imposti a priori”.