
Brescia e la provincia si confermano tra i poli più attivi dell’assistenza domiciliare in Lombardia
Brescia – Molti contratti irregolari o sottodimensionati. L’assistenza domiciliare, nel Bresciano come nel resto d’Italia, conferma le criticità nonostante la domanda sia in forte crescita: una situazione da sanare, in vista anche dell’abolizione del numero all’ingresso di badanti per l’assistenza degli Over 80 o di disabili con il decreto flussi.
Lo conferma la filiale bresciana di Family Care, agenzia per il lavoro autorizzata dal Ministero e specializzata nella ricerca, selezione, formazione e somministrazione di personale per l’assistenza a casa e in ospedale, che attualmente segue 225 famiglie della provincia (150 in convivenza, 75 in regime non convivente). Brescia si conferma uno dei poli più attivi dell’assistenza domiciliare in Lombardia.
I dati dell’Agenzia parlano di 200 assistenti familiari, delle quali solo sei italiane (120 dall’Est Europa). Il contesto nazionale, come quello bresciano, evidenzia forti criticità: si stima infatti che oltre il 57% delle badanti lavori ancora in nero e, tra quelle regolari, molte abbiano contratti sottodimensionati. Nel Bresciano è sintomatico che nel 2024 badanti e colf regolarmente iscritte all’Inps fossero 14.249 rispetto alle 17.137 del 2020, anno della sanatoria. Inoltre dal 2024 molte lavoratrici hanno subìto un calo netto di circa 100 euro mensili a causa della revisione del trattamento integrativo, con il rischio di alimentare ulteriormente il sommerso.
A questo si aggiunge un sostegno fiscale minimo per le famiglie, che possono detrarre solo 1.549 euro l’anno contro, ad esempio, il 50% previsto in Francia. “Il lavoro di Family Care è oggi sempre più strategico – sottolinea Luca Rovera, responsabile Area Lombardia – non solo per dare risposte concrete a una popolazione che invecchia, ma anche per contrastare il lavoro irregolare. L’assistenza dev’essere un diritto accessibile a tutti, non un privilegio per pochi”.