Lanfranco Cirillo, l’archistar di Putin paga al Fisco la cifra record di 20 milioni per “uscire” dai guai e accusa: “Trattato come un boss”

Brescia, il professionista a processo per una maxi frode. Raggiunta un’intesa con la Procura sui beni sequestrati

Lanfranco Cirillo

Lanfranco Cirillo

Ha pagato all’Erario un debito di venti milioni di euro. Poi ha trovato un accordo con la Procura per ridefinire il perimetro dei beni in sequestro - in origine un patrimonio reale di oltre 142 milioni euro - restringendolo a tre. Sono le ultime novità emerse ieri in aula nell’ambito del processo a Lanfranco Cirillo, più noto alle cronache ormai come l’"architetto di Putin" per i legami con il leader russo e i suoi oligarchi, imputato di una presunta megafrode fiscale da 50 milioni, di riciclaggio ed esterovestizione. Cittadino russo dal 2014 e destinatario di un mandato di arresto europeo mai eseguito, il 65enne archistar originario di Treviso da molti anni ormai vive a Mosca.

La pm Erica Battaglia è convinta che Cirillo tra il 2013 e il 2019 abbia dimorato a Brescia - in una villa a dir poco faraonica a Roncadelle, primo hinterland, con moglie e figlia - e fatto lauti affari in Italia senza avere pagato le tasse, “esterovestendo” il suo business all’estero per evaderle. Nulla di più falso, ha sempre dichiarato l’imputato. Nei mesi scorsi aveva anche cercato di tornare in Italia per difendersi ma, sprovvisto del passaporto che gli era stato ritirato, era stato bloccato in frontiera. Per mesi il procedimento era rimasto incagliato nelle questioni preliminari, in particolare nelle istanze di legittimo impedimento. Ma Cirillo ultimamente ha cambiato strategia e ha puntato agli accordi, in vista di una probabile richiesta di rito alternativo, se non di un patteggiamento tout court.

Lo scorso 31 marzo ha terminato di pagare 20 milioni all’Agenzia delle Entrate, l’importo più alto mai incassato da parte di una persona fisica dalla direzione provinciale del Fisco di Brescia. "Così abbiamo chiuso un contenzioso che ammontava a 33 milioni", ha dichiarato l’avvocato Stefano Lojacono. "Poi abbiamo raggiunto un’intesa con la Procura per ottenere il dissequestro dei beni limitando il sequestro per sproporzione da quasi 150 milioni a tre. Un bel risultato, se il giudice accetterà". Gli inquirenti nell’agosto 2022 avevano apposto i sigilli a un tesoro da capogiro: immobili, ville sul Garda e in Sardegna, contanti (670mila euro), uno yacht, un elicottero e una collezione di 150 opere d’arte firmate Kandinsky, Botero, Modigliani, Cézanne. Il Riesame però aveva restituito quasi tutto.

«Sono accusato di avere fatto finta di vivere in Russia per non pagare le tasse in Italia come è successo a molti vip - ha dichiarato lui -. Ma io sono un cittadino russo, vivo qui da 30 anni, ho lavorato per 44 miliardari della lista Forbes. A mio carico c’è un mandato di arresto internazionale manco fossi Matteo Messina Denaro o avessi commesso un fatto di sangue". Prossima udienza, il 16 maggio.