BEATRICE RASPA
Cronaca

Le memorie di Lanfranco Cirillo, architetto di Putin: "Io, i soldi e gli oligarchi. Niente di illegale"

Geometra in Italia, magnate in Russia, ricercato dai giudici a Brescia L’imprenditore scrive un libro e lo presenta (da Mosca) ai milanesi "Intercettato e perseguitato da anni, non sono Messina Denaro"

Lanfranco Cirillo

Lanfranco Cirillo

Milano, 13 ottobre 2023 –  “Io? Un perseguitato dall’ingiustizia". Lanfranco Cirillo, origini trevigiane, radici salde in Russia, per tutti è ormai “L’architetto di Putin“.

Ad affibbiargli il titolo, che ha avuto successo, è il dissidente Aleksej Naval’nyj, che sconta in cella il torto di non appoggiare la politica del Cremlino.

Cirillo, un patrimonio sterminato e diversi guai con la giustizia (a Brescia è sotto processo per una frode fiscale da 50 milioni e inseguito vanamente da un mandato d’arresto internazionale), al sicuro a Mosca, ha raccontato "tutta la mia storia".

Una vita, condensata in 197 pagine di libro che ieri, da remoto causa rischio di arresto, ha presentato ai milanesi. “La mia vita nella Russia degli oligarchi“ il titolo del volume scritto per Piemme. Cirillo, 64 anni e un diploma da geometra in tasca, è ora cittadino della Federazione russa per decreto presidenziale. E del resto è nota la sua vicinanza al leader. L’eclettico imprenditore che ha messo la propria firma sotto le residenze più lussuose dei miliardari locali e trova sempre nuovi modi di far parlare di sé. L’ultimo? Le sue memorie, avventure rocambolesche in giro per il mondo, dall’Artico a Dubai, che hanno dato vita al patrimonio da favola che, ammette l’autore, "necessariamente si pensa debba nascondere qualcosa di losco e di illegale, ma non è così", “Ciro“, come lo chiamano i suoi amici con il portafoglio gonfio di rubli, ieri ha parlato alla Mondadori di piazza Duomo a Milano, in videocollegamento, duettando con Vauro. L’occasione ovviamente gli è servita anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, e ribadire che si sente, appunto, un "perseguitato".

Sono i primi anni ‘90 quando Lanfranco Ivanovic, appassionato di interior design e arredamento e stile italiano, costruisce la prima dacia nell’ex Urss, in quel periodo in grande fermento, con l’accumulo di ricchezza nelle mani di pochi. Il suo gusto piace, questi pochi adorano il made in Italy e le commissioni per l’archistar si moltiplicano, fioccano anche dall’Asia centrale e dall’Uzbekistan. I suoi rapporti con gli oligarchi si fanno sempre più stretti e il suo nome finisce con il comparire sotto il progetto della Rublyovka, quartiere extralusso della capitale. Per lui, che nel frattempo ha fatto soldi a palate, i riflettori mediatici si accendono con lo scoppio della guerra in Ucraina, quando Naval’nyj gli affibbia l’appellativo che gli resterà per sempre. Il suo libro nasce come promessa alla figlia Elisabetta (morta anni fa, ndr ) che era scrittrice. "Avrebbe dovuto scriverlo lei. Eravamo rimasti che avrei raccontato la mia storia – ha spiegato ieri – L’ho fatto io. Qui mescolo vicende private e giudiziarie".

Voli privati a disposizione, quattro telefonini che squillano, Cirillo è imputato di esterovestizione e riciclaggio a Brescia, dove anni fa, a Roncadelle, primo centro dell’hinterland, moglie e figlia dimoravano in una villa a dir poco faraonica. Per la procura avrebbe fatto affari in Italia senza aver pagato le tasse, fingendo il business all’estero. Convinti di questa tesi, gli inquirenti gli avevano sequestrato un patrimonio di 142 milioni tra immobili, ville sul Garda e In Sardegna, contanti (670mila euro), uno yacht, un elicottero, una collezione di 150 opere d’arte firmate Kandinsky, Botero, Modigliani, Cezanne, ma il Riesame gli ha restituito quasi tutto. Dal canto suo il miliardario, che vorrebbe tornare a Brescia per difendersi in tribunale ma per ora è stato bloccato in frontiera, nega. "Sono accusato di avere fatto finta di vivere in Russia per non pagare le tasse come è successo a molti vip, e poi sono accusato di autoriciclaggio. Ma io sono un cittadino russo, vivo lì da 30 anni, ho lavorato per 44 miliardari della lista Forbes. A mio carico c’è un mandato di arresto internazionale manco fossi Matteo Messina Denaro. Mi hanno riservato un trattamento straordinario: ho subito 83mila intercettazioni su 23 telefoni diversi, sono state fatte sei rogatorie, sono stati utilizzati centinaia di uomini della Finanza. Cose che non augurerei a nessuno".