
Il flashmob-appello di Acli, Agesci, Arci, Azione cattolica, Legambiente e Libera sul risanamento del sito inquinato Caffaro, bloccato da oltre vent’anni.
"Ecogiustizia subito per il Sito d’interesse nazionale di Brescia–Caffaro". Lo hanno reclamato Acli, Agesci, Arci, Azione cattolica, Legambiente e Libera nella tappa bresciana (che ha il patrocinio del Comune) della campagna nata per affermare il principio di giustizia ambientale nei Siti d’interesse nazionale da bonificare. Col flashmob di ieri mattina e l’assemblea di ieri sera, gli attivisti hanno evidenziato che, dopo più di 20 anni di stallo, è stato avviato il progetto di bonifica/messa in sicurezza del Sito ma attualmente risultano bonificati appena l’1,9% dei 262 ettari di suolo (le aree pubbliche) e lo 0% dei 2.109 ettari di acque sotterranee.
"Anziché promesse mancate, fondi bloccati e ritardi burocratici, la questione avrebbe dovuto essere prioritaria, vista soprattutto l’emergenza sanitaria che interessa oltre 11.000 residenti, esposti alla contaminazione da Pcb e diossine". Secondo le associazioni, la situazione di immobilismo deve essere superata investendo i 250 milioni (si è in attesa della sentenza della Cassazione) che LivaNova dovrà versare al ministero. Non è mancata una nota polemica: "Di tutte queste bandiere – ha scritto Guido Menapace, residente di Chiesanuova – non ricordo di averne mai vista una in questi 24 anni dal 2001, da quando cioè i comitati cittadini, il vero popolo inquinato, ha cominciato a lottare in difesa del proprio diritto alla salute". Dalla campagna, è rimasto in eredità il Patto di comunità con 9 azioni prioritarie, tra cui la richiesta di monitoraggio biologico della popolazione, la bonifica dell’ex cava Vallosa di Passirano, un tavolo di lavoro per individuare risorse e modalità di bonifica o messa in sicurezza di aree private, attingendo dai fondi di LivaNova.
Su questo fronte, il coordinamento Basta Veleni ha attivato una casella email (bastaveleni.caffaro@gmail.com), a cui i privati possono scrivere per segnalare interesse a far valere i propri diritti, attivandosi individualmente e collettivamente. Il coordinamento è disponibile a mettere a disposizione l’assistenza gratuita di un avvocato, se c’è un interesse reale e diffuso dei cittadini inquinati.