
L’immagine di un precedente blocco dei taxi
Milano, 13 settembre 2025 – “La misura è colma. Fermiamoci”. L’incipit non lascia spazio alle interpretazioni: i conducenti di auto bianche si preparano a spegnere i motori. Il volantino firmato “tassisti milanesi”, quindi slegato come al solito da sigle sindacali e associazioni di categoria, sta circolando da alcuni giorni nelle chat interne e dà appuntamento a lunedì. Anzi “da lunedì”, facendo immaginare una mobilitazione a oltranza. Facile pronosticare che a un certo punto andrà in scena un blocco del servizio. Dove? Ai posteggi di piazza Luigi di Savoia, in Centrale, storico avamposto delle proteste della base.
Con ogni probabilità, prendendo come esempio i casi precedenti (a cominciare da quello più recente di metà aprile), la protesta si estenderà a macchia d’olio al resto della metropoli, con altri due luoghi-chiave da presidiare: piazza Duomo e l’aeroporto di Linate. Altra previsione: i conducenti che aderiranno all’iniziativa non si limiteranno a interrompere in maniera “selvaggia” il carico di clienti (eccezion fatta per anziani, disabili e donne in gravidanza), ma metteranno in scena pure controlli improvvisati (e altrettanto non autorizzati) a berline e van scudettati che si troveranno a passare in quelle ore dalle parti del principale scalo ferroviario cittadino (soprattutto dal lato di piazza IV Novembre). “I tassisti di Milano – si legge nella nota – alzano la voce contro una situazione diventata ormai insostenibile: la misura è colma, ma colma per davvero. Non si può andare avanti così: hanno calpestato ogni logica, siamo in un mondo al contrario”.
Il riferimento è alla presunta “concorrenza sleale” dei noleggiatori con conducente, in particolare a quelli che prendono corse con l’app Uber.
Le differenze “denunciate” dai tassisti
Non a caso, nel comunicato si elencano le “disparità” tra tassisti e ncc: i primi “hanno il tassametro”, gli altri “fanno i prezzi che vogliono”; i primi “rispettano turni massimi di 10 anni”, gli altri “lavorano h24”; i primi “possono utilizzare un solo autista per licenza”, gli altri “ne mettono quanti ne vogliono”; i primi “rispettano il vincolo della territorialità”, gli altri “arrivano da tutta la regione per lavorare a Milano”; i primi “sono soggetti a provvedimenti disciplinari”, gli altri “operano nell’impunità grazie anche a Uber, che censura pure le denunce per molestie”.
Un elenco che fa da prologo a una serie di domande. La prima riguarda il protocollo anti-abusivismo, firmato lo scorso 24 luglio in Prefettura: “Che fine ha fatto?”. Un interrogativo che se ne porta dietro altri due: “Quando scatteranno i controlli sulle ztl per fermare l’invasione di licenze da fuori provincia? Quando sarà potenziato il nucleo Frecce per i controlli mirati su taxi e ncc?”.
Quelle informazioni mai ricevute
Quesiti legati a due capisaldi del patto siglato a Palazzo Diotti: l’utilizzo delle telecamere delle zone a traffico limitato (a cominciare da Area B e C) per “pizzicare” i driver che violano sistematicamente le regole e segnalarli alle amministrazioni di appartenenza (i Comuni che hanno emesso l’autorizzazione) per eventuali provvedimenti; l’incremento del numero di ghisa (fino a un massimo di 300 tra agenti e ufficiali della polizia locale) impegnati nel contrasto all’abusivismo nel trasporto pubblico non di linea.
La base lamenta di non aver ricevuto alcun aggiornamento sulle questioni aperte né un report sui risultati conseguiti in questa prima fase di applicazione del giro di vite. E poi l’ultima domanda, decisamente più politica: “Quando il sindaco Sala e la sua Giunta smetteranno di girarsi dall’altra parte?”. Conclusione: “Ce n’è abbastanza per fermarci e tirare una riga: senza regole non c’è giustizia”.