
Riccardo Claris e il messaggio della sorella Barbara in una story su Instagram
Bergamo – "Per me avere giustizia è fondamentale, non potrò mai trovare una risposta al perché e per come un giovane ha impugnato un coltello e ammazzato mio fratello, non potrò mai farlo perché la risposta non c'è, non è umano".
Lo scrive Barbara Claris, sorella del 26enne tifoso dell'Atalanta ucciso a Bergamo nella notte tra sabato 3 e domenica 4 maggio scorsi dopo una lite tra tifosi, in una storia pubblicata sul profilo della sua attività, nella quale spiega di aver deciso di prendersi una pausa dal lavoro di tatuatrice per la necessità di affrontare le questioni legate all'omicidio.
"La cosa che però posso fare – scrive la ragazza - è vivere tutti i prossimi mesi di indagini e il processo in presenza, cercare di fare giustizia e quando sarà il momento anche raccontare cosa significa vivere tutto quello che sto vivendo".
E aggiunge: "Vi assicuro che non è come si vede nei film, è un incubo che vivi ogni giorno ad occhi aperti e rivaluti tutto, le priorità per me si sono rovesciate e chi vorrà comunque affidarsi a me sarà il benvenuto, chi però non vuole sostenermi con un minimo di comprensione può tranquillamente rivolgersi altrove".
Questa, avverte, è "una premessa che ci tengo a fare perché in passato ho lavorato sempre e solo per accontentare il cliente, adesso chiedo a voi clienti di avere la stessa empatia e rispetto che vi ho sempre dato. Ovviamente – conclude- ci sarò, ma ci sarò meno. E farò il possibile per organizzare meglio e in anticipo avvocati, incontri e quant'altro".
In carcere per la morte di Claris, c’è il 18enne bergamasco Jacopo De Simone accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi: è stato lui nella notte fra sabato e domenica 3 e 4 maggio a uccidere con con una coltellata il consulente finanziario di 26 anni, dopo screzi scoppiati tra due compagnie di amici per rivalità calcistiche tra Atalanta e Inter (anche se le tifoserie organizzate non c'entrano e hanno preso le distanze) in un bar di Borgo Santa Caterina a Bergamo e culminati con l'aggressione mortale in via Ghirardelli, sotto casa di De Simone, a 450 metri dal locale.

De Simone, recluso a Brescia, sostiene di aver sferrato la coltellata perché Claris gli sarebbe venuto incontro brandendo una catena, dunque per legittima difesa. Ma nell’ordinanza del gip, che ha disposto la misura cautelare in carcere, si sottolinea “l'assenza di un reale, concreto e attuale pericolo sono poi espressivi di un intento di vendetta e di giustizia privata che ha animato l'indagato".