
Il gruppo Vitali è coinvolto in due operazioni urbanistiche Il tribunale ha sequestrato il 50 per cento delle quote e nominato un curatore
L’indagine sui fratelli Massimo e Cristian Vitali, accusati di bancarotta fraudolenta, ha suscitato clamore. Del resto il gruppo ha ordini, commesse e appalti milionari. L’inchiesta, condotta dalle Fiamme gialle coordinate dai pm Schininà e Rota, ha portato al sequestro di tipo impeditivo di quote per 50 milioni. L’avvocato dei Vitali, Filippo Dinacci, ha tenuto a precisare che "sono stati soddisfatti tutti i creditori, quindi nessun danno è stato arrecato". Il legale ha tempo una decina di giorni per impugnare il provvedimento.
Intanto, dopo i primi giorni di silenzio, Palazzo Frizzoni ha voluto fare delle precisazioni: "L’amministrazione comunale non ha in essere ad oggi alcun tipo di contratto di appalto con Vitali spa. Con massima fiducia nella magistratura, attendiamo gli sviluppi dell’indagine". Le operazioni urbanistiche che vedono coinvolto l’omonimo gruppo sono due: "L’ambito dell’ex Centro servizi al confine con il comune di Azzano San Paolo e quello denominato Porta Sud - prosegue la nota -. La prima operazione, in corso di attuazione, ha portato alla demolizione di quello che per anni è stato definito un ecomostro grazie a una convenzione quadro sottoscritta da tre comuni, Bergamo, Azzano San Paolo e Orio al Serio, dal Gruppo A2A, proprietario delle aree a nord dell’ambito interessato, e da Vitali Spa, divenuta proprietaria di quelle a sud a seguito di una procedura di evidenza pubblica promossa da società di Cassa depositi e prestiti. Il secondo ambito è quello di Porta Sud i cui atti pianificatori sono in corso di definizione. Anche in questo caso, Vitali spa interviene non per scelta e in base a una selezione del Comune ma a seguito di una procedura di evidenza pubblica promossa da Sistemi Urbani (società controllata dal gruppo Ferrovie dello Stato Italiano), attuale proprietaria di gran parte di aree dismesse dello scalo ferroviario".
Francesco Donadoni