FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Bergamo, bancarotta fraudolenta: sequestrati 50 milioni a due fratelli imprenditori

Il provvedimento ha riguardato le quote societarie della Vitali spa e della Expand srl. Al centro dell’indagine della Finanza la Vita srl: sarebbe stata fatta fallire intenzionalmente

Guardia di Finanza al lavoro

Guardia di Finanza al lavoro

Bergamo – Operazione della Finanza di Bergamo che ha eseguito un sequestro preventivo delle quote societarie riconducibili ai fratelli Massimo e Cristian Vitali, 56 e 50 anni, di Cisano Bergamasco, indagati per bancarotta fraudolenta: Cristian come socio unico della società Vita srl e Massimo come presidente del consiglio di amministrazione della Vitali spa. Il sequestro preventivo «di tipo impeditivo» è di 50 milioni in quote societarie in parte della Vitali spa e in parte della Expand srl. Ora il gip Lucia Graziosi nominerà un amministratore giudiziario, a cui saranno affidate le quote sotto sequestro.

Il gruppo Vitali ha realizzato moltissime infrastrutture pubbliche, dalle strade ai ponti, passando per le piste di vari aeroporti, a Bergamo e in tutta Italia. Attualmente sta realizzando il tracciato dell’eBrt, il bus elettrico tra Bergamo e Verdellino. È al centro anche di importanti progetti futuri, come l’autostrada Bergamo-Treviglio e l’interporto. Tra gli altri si è aggiudicato anche l’appalto per il progetto di Porta sud.

Al centro dell’indagine delle Fiamme gialle, coordinata dal pm Schininà, c’è il fallimento della Vita srl che è stata svuotata, secondo l’ipotesi accusatoria, degli asset di valore attraverso un’operazione di scissione societaria che risale al marzo 2022. In base alla ricostruzione degli investigatori, la maggior parte dell’attivo, oltre 31 milioni, è stato trasferito alla Expand insieme ai dipendenti e ai contratti stipulati con i professionisti. In questo modo, nella Vita srl sono rimasti solo i debiti che hanno portato all’apertura di una procedura di liquidazione giudiziale a maggio 2023.

Con Cristian Vitali come socio unico, Vita è risultata amministrata da un ottantenne malato di Alzheimer, una testa di legno, per gli inquirenti, il cui nome era già comparso in altre indagini simili (del tutto slegate ai Vitali).

Durante le indagini sono emerse condotte distrattive, soldi usciti dalla Vita srl ormai in dissesto per pagare, da parte di Cristian Vitali, ristoranti, vacanze, spese mediche, strutture balneari. Tra le contestazioni anche quella di avere tenuto la contabilità in modo tale da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento di affari.