Capotreno aggredito col machete, il racconto del collega: "Terribile vederlo col braccio tagliato"

"Ho soccorso il mio collega togliendomi la cintura e gliel’ho legata al braccio per tamponare l’emorragia poi, non trovando un laccio emostatico nel kit di pronto soccorso, mi sono tolto la camicia per bloccare la fuoriuscita di sangue e, successivamente, è arrivato il 118"

Rilievi della Scientifica sul luogo dell'aggressione al capotreno

Rilievi della Scientifica sul luogo dell'aggressione al capotreno

Milano, 19 giugno 2015 - E' ancora vivo nella mente di Riccardo Magagnin il ricordo di quella drammatica aggressione sul treno«Mentre cercavo di difendermi ho sentito gridare il mio collega e con la coda dell’occhio l’ho visto scendere dal treno con il braccio nettamente tagliato». È il racconto straziante messo a verbale dal ferroviere che, l’11 giugno scorso a Milano, era sul passante ferroviario quando il collega Carlo Di Napoli è stato gravemente ferito ad un braccio, quasi amputato, all’altezza della stazione di Villapizzone. Anche lui è stato aggredito dal gruppo di sudamericani armati di machete, e ha riportato un trauma cranico. Magagnin, ascoltato dagli agenti della Squadra mobile il giorno successivo all’episodio, ha ripercorso le fasi concitate dell’aggressione.

I due ferrovieri, come emerge dal verbale riportato tra gli atti del procedimento a carico dei quattro sudamericani arrestati, avevano chiesto i biglietti al gruppo sul treno, all’altezza della stazione di Milano Certosa. «Un solo componente del gruppo, che era seduto, ha mostrato la tessera dell’Atm - ha riferito il ferroviere - mentre gli altri hanno riferito che sarebbero scesi alla fermata successiva, ovvero Villapizzone. Giunti alla fermata di Villapizzone, una volta aperte le porte, mentre tutto il gruppo scendeva, uno di loro si è voltato improvvisamente e ha tirato un calcio al mio collega poi, immediatamente dopo, anche un altro ragazzo ha cercato di avvicinarsi al mio collega per colpirlo e io mi sono portato vicino a lui per dargli aiuto».

A quel punto, secondo quanto ha riferito la vittima, «un ragazzo è corso in direzione del treno impugnando un oggetto metallico della lunghezza verosimile di mezzo metro e una volta risalito sul treno ha ‘puntatò» Carlo Di Napoli inseguendolo all’interno della carrozza, «mentre lui tentava di fuggire». Poi Magagnin, 31 anni, ha visto scendere dal treno «con il braccio nettamente tagliato» il collega colpito con il machete. «Successivamente ricordo solamente di essermi buttato a terra e poi ho tentato di proteggermi il viso mettendomi in posizione fetale per attutire i colpi - ha proseguito - e quando mi sono rialzato il gruppo era già andato via». Il ferroviere ha visto quindi, accanto a lui, Carlo Di Napoli, gravemente ferito e con il braccio quasi amputato che perdeva molto sangue. «Immediatamente ho soccorso il mio collega togliendomi la cintura e gliel’ho legata al braccio per tamponare l’emorragia - ha aggiunto Magagnin - poi, non trovando un laccio emostatico nel kit di pronto soccorso, mi sono tolto la camicia per bloccare la fuoriuscita di sangue e, successivamente, è arrivato il 118 chiamato da me e da altri viaggiatori».

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